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All'adempimento totale dell'uffizio, che sostenere dovei, rimanendo la relazione dell'ambasciata, m'onoro, onde servire al plausibile istituto, rassegnarla in adesso alla sapienza dell'eccellentissimo Senato. Estesa, (com'è facile a concepirsi) una materia che riguarda quella completa istoria sempre utile a conoscersi nelle occasioni, ho nondimeno il riflesso di non importunare Vostre Eccellenze con togliere quel tempo ben a ragione preferito per le loro sapientissime deliberazioni. Omettendo perciò il ragguaglio di que' successi avvenuti, allorché risiedeva alla Corte Cristianissima, perché trasmessi a norma dell'insorgenza loro con gli ordinari dispacci, intraprendo esporre soltanto lo stato politico, militare ed economico della Francia, con aggiungervi quei riflessi valevoli a dinotare le odierne massime della medesima, giacché sopra tali punti consiste l'intera conoscenza di quella monarchia. Abbenché in grado mi trovi di rispondere della certezza di quanto sono per umiliare, tratto avendo il tutto da ben solidi e sicuri principî, né temendo siasi da me trascurato lo studio più intenso nell'estesa della divota riferta, conviene però la raccomandi al pubblico compatimento, senza l'appoggio del quale fia di mestieri cada da sé e perisca; in guisa che, da tal lusinga scortato, espongo senza più l'umilissima riferta.
Riguardar dovendosi qual primario e solido fondamento di ciaschedun governo, non solo, ma di qualunque stato ancora e condizione particolare, la materia delle finanze, diedi in primo luogo ogni studio onde instruirmi di quella concernente alla Francia; il che per mezzo di convenevole applicazione, e molto più per secrete e valide vie, mi venne fatto di conseguir per intiero. Con la guida perciò di sicuri lumi e di autentiche carte, che pervennero alle mie mani, ritrar potei quanto è bastante per dar a conoscere lo stato economico di quella Corte, formando il compendioso ragguaglio che, accluso, rimetto a Vostre Eccellenze. Vedranno in quello le rendite e spese di cadaun anno dal 1744 (sino, e compreso, il 1750), con la descrizione del modo con cui furono impiegate, e ponendo con tal intervallo i due tempi di guerra e di pace, affinché apparisca la differenza da due dissimili stati. Scorgesi il primo ne' fogli numero 1, 2, 3, 4, e continua egli sino alla segnatura del trattato di Aix la Cha3pelle, dopo del quale, cioè a dire nel 1749 si formò nuovo piano economico, dietro a cui dirigersi per lo spazio di sei anni; così che, descritto quello del 1750, come consta dal foglio numero 5, metodo uguale dovrà aver luogo ne' susseguenti. In aggiunta ad un tal piano si divisò altro progetto, valevole a riparare gli aggravî e riguardevoli sbilanci, ai quali si vede soggiacer sempre in tempo di guerra, la monarchia; per il che si pensò regolare le cose in guisa, che dopo lo spazio di dieci anni, necessario intervallo per l'ideato stabilimento, sia ella in grado di intraprendere e sostenere la guerra con l'annuale sopravanzo di 62 milioni di quelle lire. Affinché tuttavolta non svaniscano le concepite disposizioni, fia di mestieri non abbia ad essere interrotta la pace fino al 1761, in cui, e non prima, potrà effettuarsi il progetto medesimo, come sta esposto nell'altro foglio numero 6, che pure rassegno, da' quali tutti comparirà chiaramente lo stato economico della Francia. In quello poi numero 7, ho creduto esporre separatamente non solo i debiti della Corona coi loro censi; ma ancora quelli della regia cassa, con gli aggravî, che parimenti seco portano, acciò si comprenda che né la vasta estesa di dominio, né l'abbondanza delle rendite, è bastante per garantirsi da quegli inconvenienti che meglio si possono evitare con un ben disposto e regolato metodo, che con abbondanti ricchezze. Riuscitomi inoltre di avere alcune memorie segrete concernenti a sussidî accordati a varie Potenze d'Europa, credo di mio dovere trasmetterle alla sapienza dell'eccellentissimo Senato; il che eseguisco per mezzo del foglio numero 8, affine pervengano a di lui notizia quelle relazioni che ha la Corona Cristianissima con più Corti.
Dall'economico passando al militare, rassegno a Vostre Eccellenze i fogli numero 9 sino a numero 13, da' quali rilevasi esattamente descritta tutta la materia individuandola con ispiegarsi ciaschedun corpo, il nome dei reggimenti francesi e stranieri, i battaglioni e squadroni loro, il numero degli uomini che li compongono, e ciò che forma la casa del Re; così denominata dall'instituzione sua di sempre esistere appresso la persona del Monarca. Risulta quindi dall'esame di tutti i suddetti corpi ascendere le forze militari a 181.284 uomini, a' quali unendosi lo stabilito numero di milizie nella somma di 52.200, vedesi composto il total delle truppe di teste 233.484; e ciò in tempo di pace, essendo questo il piano formato dopo la decorsa guerra e dopo le praticate riforme.
Non corrispondenti alle forze terrestri scorgonsi le navali di quella corona, malgrado il vivo desiderio che nutre di ponere in sistema migliore la sua marina, applicandovisi con il più fervido impegno onde aumentarla; il che, sebbene sia in parte riuscito, assai lungi nondimeno per anco ritrovasi da quella meta cui aspira di pervenire. Descritto apparisce l'intiero stato marittimo d'oggidì nel foglio numero 14 che inserto umilio, ove, esponendo la distinzione dei vecchi e nuovi vascelli, dei porti di mare in cui esistono, dei nomi loro, e la portata dei cannoni, vedesi non più che 78 essere i bastimenti tutti assieme compresi; il che costituisce numero assai inferiore al disegno di rendere quella potenza uguale a quelle che sono nel mare le più forti. Molteplici le difficoltà che si affacciano al conseguimento di simile oggetto, reputasi non sarà giammai quella Corte per giungere su tal punto alla bramata meta; opponendovisi sì la costituzione del suo governo, sì l'arduità dell'impresa, richiedendo essa riguardevoli somme di soldo, sì l'inesperienza che colà regna sulla materia, sì finalmente l'indole ed il genio della nazione, quanto più dedita agli impieghi di terra, tanto più aliena da quelli di mare. Ma a nulla più servendo l'esposto sin qui, che ad umiliare quei fogli, dai quali appieno risulta lo stato economico, militare e marittimo di quella Monarchia, e che, disgiunti dalla presente relazione rassegno, affinché, allegeritone il tedio della lettura si combini nel tempo stesso il primario oggetto di nulla negligere di quanto serve alla più perfetta conoscenza della materia, non mi estenderò in ulteriori riferte, potendosi dall'esame delle annesse carte rilevare ciò che di più nel proposito vorrà sapersi.
Passo perciò a descrivere le massime statutarie di quella Corte, se pur ve ne esistono che degne siano di tal nome; la forma di pensare di quel ministero; ed il metodo colà tenuto nella condotta degli affari; giacché assai influendo nel destino loro l'ordine che viene seguito, fia d'uopo conoscerlo, servendo egli sovente alle scoperte ed al conoscimento del merito. Non più che da otto persone dirette tutte le cose interne ed esterne della Monarchia, si agitano esse nei tre consigli che tiene il Re in cadauna settimana, i quali, prendendo il nome dalle materie che vi si trattano, chiamansi di Stato, di Azienda e del Dispaccio; altri pure annoverandosene di Commercio, che una o due volte soltanto si uniscono nel corso dell'anno. Presiede al primo il signor di Saint Contest, segretario degli affari stranieri, il quale, alla presenza del Sovrano e degli altri sette ministri, rende conto di quanto riguarda il politico, ed attende o l'assoluta decisione della Maestà Sua, oppure che voglia ella, pria di risolvere, chiedere lo altrui parere, il che ben di rado avviene. Metodo uguale praticasi in quello di Azienda regolato dal signor di Machault, controllor generale, cui fu impartito altresì da breve tempo il ragguardevole posto di guardasigilli, dirigendo egli le materie del di lui uffizio con quell'autorevole potere che ha nelle incombenze sue il segretario di Stato. Varii gli articoli che si discutono nel consiglio del Dispaccio, versano tutti sopra l'interna amministrazione del Regno, intorno alla quale, divise tra i ministri le inspezioni, governa ognuno d'essi ciò che appartiene al proprio carico, con una qualche preminenza però nella persona del cancelliere. Ornato di onorificenza e distinto, sostiene egli assai importante figura, perché capo di un corpo da cui molti affari dipendono, e che nominato colà gente di roba ossia togata, costituisce tutto il foro unito, e compone il Parlamento, che si erige in custode delle leggi e della giudicatura. Non tratterrò l'eccellentissimo Senato nel descrivere in qual forma sia ella amministrata, sì perché non procede con ben sicuro e ben solido sistema, sì perché, assai involuta ed anco implicata, esigerebbe troppo lungo ragguaglio; bastando soltanto accennare che, molto allontanandosi da quella rettitudine che qui regna e che non incontrasi in nessun altro governo, si dirige quasi sempre per via di private sollecitazioni, osservandosi bene spesso derivar la riuscita dei negozi dai migliori appoggi e dalle più valide protezioni. In quanto poi al Parlamento concerne, ritrovasi egli in continuate discordie con la Corte, aspirandosi da ambe le parti a vieppiù dilatare la propria autorità; punto che, sostenuto con reciproca gelosia produce molteplici e frequenti alterazioni, una già esistendone al tempo di mia partenza, che, non per anco composta, presagiva un qualche estraordinario movimento. Fornita da tal articolo abbondante materia, leggonsi da un canto e dall'altro più scritti che formano gravi volumi in difesa di ciascun partito, pretendendo l'uno d'ingerirsi nell'esame di tutti gli editti che si promulgano, affine di dar loro l'assenso o dissenso, e negando l'altro qualunque diritto di tal conoscenza per l'obbligo, in cui reputasi abbia ad essere, d'intieramente ubbidire. Per istituzione fondamentale del Regno niun regio decreto ricever potendo forma di legge che sia registrato nel Parlamento, appoggia egli la pretesa sua su tal principio, rifiutando tutto giorno, malgrado i replicati ordini del Monarca, il necessario registro; opposizione per altro che, di assai fresca data perché introdotta dopo l'ultima guerra, serve a fargli estendere in oggidì quell'autorità non mai da lui goduta nei tempi passati.
Oltre alle occupazioni del Sovrano ne' suindicati consigli, che non gli tolgono però molto tempo, non protraendosi le adunanze oltre lo spazio di un'ora, accudisce pure a varie categorie di affari, che sono a lui solo esposti da quelle persone che ne hanno particolare ingerenza. Agitate alcune materie alla presenza dei ministri (cioè a dire quelle che esigono minor custodia e che si riguardano meno importanti), sono poi riservate le altre a sola comunicazione del Monarca, ciò ad arbitrio di que' soggetti che hanno il carico di qualche uffizio, e che vogliono devenire a quelle risoluzioni che siano dagli altri ignorate. Quindi, disposti dal segretario di Stato alcuni negozî per presentarli al consiglio, altri ne ritiene per esporli al Re, col quale abboccandosi da solo a solo, riceve le intenzioni della Maestà Sua, ed a norma delle medesime, quasi sempre conformi a quelle del ministro, regola e decide a piacer suo ciò che al di lui ministero concerne, con tal metodo principalmente dirigendosi le straniere negoziazioni ed i trattati che fra la Francia e l'altre Corti si maneggiano. In modo non dissimile agiscono il signor Argenson, ministro della guerra, il signor Roicillet, vice ministro della marina, ed il signor Saint Florentin, ministro delle cose ecclesiastiche; tutti separatamente risolvendo, dopo aver ottenuto il regio consenso a seconda del piacer loro, nelle materie che appartengono al proprio carico. Estremamente perciò ristretto il numero di quelli che sono a parte del secreto, né la vivacità della nazione permettendo dall'altro canto il dovuto silenzio, avviene che, quanto più copiose sono quelle notizie che colà si spargono, tanto meno ritrovansi elleno appoggiate a solidi principî il che abbastanza dimostra rendersi al sommo e duplicatamente malagevoli le vere penetrazioni, per giungere alle quali fa di mestieri porre in uso estraordinarî ed assai difficili mezzi. Non sono però le cose politiche né quelle di Stato le sole che si agitano in simil modo. Condotta uguale tiene quel Sovrano in quelle riguardanti gli interni e domestici di lui affari, trattandoli egli da solo a solo con il suo maggiordomo e cavallerizzo, e con quelli che sostengono i primarî e principali impieghi della Corte, i quali, proponendo le spese concernenti alle ispezioni loro, ottengono la regia segnatura, necessaria alla riscossione del denaro. Sopra tali punti occupa quel Sovrano le ore che destina a' negozî, a' quali tuttavolta, non concedendo il convenevole tempo per ben esaminarli e conoscerli, sostituisce più volentieri i piaceri della caccia, del giuoco e delle partite di campagna, ai quali apparisce il genio suo assai più inclinato che alle serie faccende; soggiacendo elleno perciò a quella direzione, che dalla volontà e dall'arbitrio altrui viene loro data. Nulla celar dovendo all'eccellentissimo Senato, esporrò altresì, che nemico quel Principe di ogni fasto, e di tutto ciò lo costituisce in regia rappresentanza, sceglie piuttosto vita del tutto privata e particolare trattenendosi bene spesso fra pochi in assai amichevole e famigliar modo. Se metodo somigliante toglie a lui quanto di aspro può esservi nella Maestà del Sovrano, e gli dà anzi quell'aria affabile atta a conciliarsi universale amore, per il che porta il sopranome di Benamato; somministra però dall'altro canto motivo a quelle gelosie le quali, producendo molteplici inconvenienti, pongono in continuate discordie tutto l'interno di quella Corte. Nobili e rette oltre a ciò scuopronsi le qualità e doti dell'animo di quel Monarca, portato al bene con rigorosa osservanza di sua parola, e con fermezza di risoluzione sì a pro di chi degno si rende del di lui favore, sì contro a qualunque che meriti la disgrazia sua, non facile alla condanna, ma più difficile ancora al perdono.
Da questo primo articolo passando al secondo, riguardante il modo di pensare dei ministri francesi, non mi estenderò nel descriverne la materia in particolare, giacché soggiacendo la mente umana a quella varietà che osservasi nell'estrinseca costruzione dell'uomo, di mestieri farebbesi moltiplicare i ritratti a norma del numero delle persone sopra le quali si è proposto versare. Quindi esponendo lo spirito del Ministero, cioè a dire quanto rilevasi derivare da un corpo che, dirigendo gli interessi di una grande Monarchia, può inspirare verso il nome suo sentimenti non del tutto adattati al giudizio di quelli, che a portata s'attrovano di più d'appresso conoscerlo ed esaminarlo, unito fra sé ciascuno d'essi per dovere del proprio uffizio e per l'indispensabile rapporto delle inspezioni loro, assai malagevole diviene spiegare a qual grado sussista l'alienazione degli animi. Mentre se per comune destino osservasi regnare nelle Corti ed in qualunque altra forma di governo reciproche gelosie e private passioni, tutto ciò non è comparabile alle continuate trame che a vicenda si ordiscono dal Ministero francese. Tutto applicato egli dunque a tal genere d'occupazioni, manca a lui il tempo e il modo di altrove impiegarsi e di accudire agli interessi di Stato, rivolgendosi soltanto a ciò che idoneo si trova al conseguimento delle particolari vedute, tendenti alla maggiore estesa di potere, affine di farne uso non solo a proprio avanzamento, ma bensì ancora a danno altrui. Quali siano perciò i secreti maneggi e gli indiretti tentativi posti a campo, è inutile rappresentare, dir soltanto potendosi che, generando tal disunione moltiplicità di partiti, pongono eglino quella Corte in occulto, ma torbido movimento; dal quale deriva la copia di quegli scritti, che contro la forma del governo si spargono giornalmente con forti ed avanzate espressioni, malgrado le praticate diligenze per iscoprirne gli autori ed il severo castigo che ai medesimi viene inferito. Se da tal principio tragga l'origine sua l'universale scontentezza di quella nazione, oppure se derivi essa da una certa combinazione di destino, io non mi farò a deciderlo, contentandomi soltanto di asserire (e ciò non a giudizio mio, ma secondo il parere di quelli che meglio istruiti si trovano) essere ella giunta a grado, che non dovrebbe sembrare strano qualora si scorgesse insorger colà una qualche rivoluzione atta a produrre assai serie conseguenze. Non conforme all'opinione comune un ragguaglio di tal natura, dovrà egli tanto maggiormente sorprendere, quanto che suol concepirsi ben dissimile idea del Gabinetto francese; la quale per altro merita sia attribuita, più che alla di lui indole, alla estesa ed alla forza di una grande potenza. Sebbene sia la medesima assai riguardevole, e molto influisca negli affari di tutta l'Europa; peso maggiore nondimeno recherebbe alla condotta loro, se in modo diverso procedesse la sua interna amministrazione; onde può concludersi, più languido divenire a motivo di ciò quel predominio che certamente avrebbe sopra l'universal destino delle cose. Se nocevole, o di vantaggio al bene ed alla tranquillità comune, sia per essere tal limitata ingerenza, forma un problema assai malagevole a risolversi, nello esame del quale ingerir non dovendosi la temerità de' miei talenti, devo bensì nulla occultare alla sapienza pubblica, di quanto concerne un ministero di sì ragguardevole Monarchia, rassegnandone per ciò fedele e sincero rapporto, per l'utilità che apportar possono nelle occasioni simiglianti notizie. Terminato così il breve ragguaglio dello stato economico, delle forze terrestri e navali, del metodo del Governo, e della costituzione del di lui ministero, fia d'uopo in adesso, per dar intero compimento all'imperfetta relazione, alquanto estenderla dietro alle massime, che chiamansi fondamentali, affinché comprese siano tutte quelle categorie, sopra le quali costituita una potenza, si diviene più agevolmente a conoscerla.
Non può dirsi tuttavolta regni in Francia massima veruna che sia permanente e costante, governandosi quella Monarchia a norma delle occasioni e delle circostanze, come appunto compete a qualunque Stato; mentre per l'indispensabile vicissitudine delle cose di quaggiù, soggette bene spesso le circostanze medesime per innumerabili ed improvvise combinazioni ad alterarsi ed a presentarsi in dissimile aspetto, fia di mestieri ad una prudente condotta seguir il destino loro, senza che sussistino sempre gli stessi principî, i quali per quanto siano appoggiati alla più saggia direzione e tendano al migliore vantaggio, possono alle volte, nel tenacemente osservarli, più nuocere che giovare. Paga quella Potenza dell'estesa dei paesi da lei posseduti, non aspira a dilatazione maggiore, desiderando, piuttosto che assumere esterni affari, consolidare gl'interni del Regno, che, attrovandosi in non lieve sconcerto, abbisognano di pronto riparo e forniscono abbondante argomento alle serie meditazioni di quella Corte. Oltre ad un tale articolo, che molto occupa i di lei pensieri, altro ne apparisce non meno importante perché tendente a ristabilire il commercio ed aumentare la marina; nelle quali materie, per la non favorevole costituzione loro, richiedesi intenso studio, posto ormai in uso con il possibile fervore, e con quell'impegno che denota formar questa al presente una delle principali materie di quel Governo. Scorgesi inoltre nutrir egli altro pensiero, consistente nell'ingerenza che prender vuole sopra tutto ciò che riguarda l'Europa, affine di conseguire assoluto il predominio negli interessi de' Principi; il che esigendo non mai interrotta applicazione, stabilisce la seconda massima, che prevale oggidì nel Gabinetto francese. Stabilite così le due sole massime che colà si travedono, e che meritar possono simigliante nome, esporrò in adesso quali mezzi e quali vie si praticano, per condurle con buon successo; giacché inutile sarebbe il conoscerle, qualora ignorato ne fosse l'esito che esse riportano. Servendo la pace di primario fondamento per conseguire i suddetti oggetti (giacché senza la medesima non è possibile né arrecare adattato rimedio allo sbilancio del regio erario, né procurare progressi al commercio, né accrescere la marina; mentre non solo pregiudica sempre a tali vedute la guerra, ma vi si oppone ella al sommo e ne è affatto contraria), ama la Francia la presente tranquillità, e la coltiva a segno che può credersi non siavi in oggi potenza cui riesca più grata la di lei continuazione, potendo fermamente accertare che, almeno, in tal forma pensavasi nel mio partire. Se però è in grado di ritrar vantaggio il punto economico nello spazio di alcuni anni di quiete, sembra fortuna eguale non sieno per incontrare gli altri due del commercio e della marina, per il riguardevole sconcerto, cui soggiace il primo, e per la deficienza del denaro occorrente onde ponere sopra valido piede la seconda; la quale, senza notabile progresso, consumò ormai oltre alla quantità del soldo assegnatole. Da tutto ciò arguir devesi, abbisognare le due accennate materie di tempo assai lungo, per giungere a quel grado cui pretendesi condurle, così che, non suscettibili per ora di miglioramento, può credersi rimarranno nello stato nel quale si attrovano, senza soffrire alterazione di verun genere, purché non si frappongano circostanze valevoli ad inferir pregiudizio.
Resta per ultimo che, affine di spiegare ciò che forma la seconda massima della Francia, io descriva il contegno da lei tenuto per conseguire ingerenza e predominio sopra quanto si agita nell'Europa, e sopra tutti gli interessi dei Principi; dovendo però esporre aspirar ella a tal punto più per titolo di decoro e dignità giudicandolo competente alla grandezza sua, che per oggetti di ingrandimento, nulla indicando essa che valevole sia ad inspirare gelosie nel proposito. Non meglio può conoscersi a qual segno giunga quella Corona su tal particolare che rappresentando le relazioni sue cogli esteri potentati, e riferendo i motivi che agli uni la uniscono nel mentre che la disgiungono dagli altri. Trattenuti da essa quasi in tutte le Corti i ministri suoi, assai dissimili sono poscia le instruzioni loro impartite, con l'incarico ad alcuni di trattenere e coltivare le amicizie, ad altri d'introdurre negoziati e maneggi; essendovi inoltre chi deve frastornarli ed impedirli, e chi a null'altro è obbligato che ad invigilare sugli avvenimenti che insorgono trasmettendone esatto e pronto ragguaglio. Succede tal differenza di commissioni dalla dissimile positura in cui attrovasi quella Monarchia verso gli altri Principi; situazione questa che io mi accingo a descrivere, incominciando da quelli che compariscono in oggidì amici ed attaccati alla Francia, e che per la loro elevata figura meritano riflesso maggiore. Fra questi annoverasi la Prussia, la Svezia e la Porta, stabilita scorgendosi con reciproco interesse fra le due prime l'unione, nel mentre che osservasi risultar a solo vantaggio della Francia quella da lei contratta con l'ultima, che a motivo di ciò si coltiva con attenzione e con studio maggiore dell'altre. Non tranquillo l'animo del Prussiano sul di lui possesso della Slesia, sì per conoscere non sostenuta da legittimo diritto la conquista, sì per saper essere quella provincia di continuo vagheggiata dalla Corte di Vienna, che in traccia si tiene di tutte le occasioni opportune al ricupero, ha in oggetto quel Principe di costituire l'Imperatrice Regina in grado che manchino a lei i mezzi e le vie valevoli a nuove intraprese. Simili vedute si conservano nel Gabinetto francese, nel quale sebbene non militi la stessa causa, sussiste sempre l'antica ed a lui ereditaria massima di opponersi all'ingrandimento di Casa d'Austria, rappresentata in adesso da quella Sovrana; e ciò a motivo d'esser ella riguardata qual primario ostacolo alle vedute di quella Monarchia che, aspirando al predominio d'Europa, vede impossibile conseguirla sino a che occuperà rango sublime quella Potenza. Condotte quindi dagli stessi principî, la Prussia e la Francia s'accordano nel tendere pure alla stessa meta, e nel formare quei legami che possono chiamarsi solidi soltanto, allorché vincolati siano da scambievoli interessi e da vicendevoli vantaggi. Appariscono questi parimenti fra la Svezia e la Francia, da cui ritraendo la prima appoggio ed assistenza, ne riporta considerabile profitto in difesa degli attentati della monarchia che rimira come nemica; e nel tempo medesimo risente vantaggio la Corona cristianissima da una unione che procurandole l'alleanza d'una potenza del Nord, la pone in istato d'ingerirsi e prender parte nel destino di quegli affari. Per quello finalmente concerne alla Corte di Costantinopoli, è assai difficile spiegare a qual segno sia ella coltivata, mentre oltre alla riguardevole somma di un milione di franchi che annualmente si esborsa da quella monarchia con tal regolato metodo, che può riputarsi indispensabile tributo, frequenti sono i regali che dal Re si trasmettono al Gran Signore, incontrando non solo, ma prevenendo ancora in ciò la Maestà Sua i di lui desiderî. Sia che debba dirsi acquistata o comprata quell'amicizia, certa cosa è che professa la Porta non ordinario attaccamento alla Francia, la quale per mezzo di simile intelligenza si garantisce da qualunque disegno che a danno suo fossero per formare le due Corti di Petersbourg e di Vienna a lei contrarie. Lusingasi per questo che nel caso insorgessero acri differenze, sarebbe ella sostenuta dalla Corte Ottomana: speranza appoggiata a solidi fondamenti, tuttoché al presente illanguidita dalle massime del regnante Sultano, constandomi che, alle sollecitazioni fattegli in tempo de' torbidi settentrionali rispose esser egli alieno dall'assumere estranee querele, osservato avendo niun prospero successo esser derivato a' Turchi dalle guerre intraprese senza giusto titolo. Ma, soggetto quel governo a spessi cambiamenti, può avvenire che, succedendo uno spirito più guerriero, accolte siano più favorevolmente le istanze di quella Monarchia, quando a norma delle circostanze giudichi essa opportuno di avanzarle; coltivando intanto con ogni fervore la intelligenza, e comunicando seco i più gravi ed importanti affari d'Europa. Se a queste primarie Potenze aggiungesi l'Elettor Palatino, quello di Colonia, le Corti di Wurtemberg, di Assia-Cassel e di AssiaDarmstadt, e di alcuni altri inferiori Principi di Germania, vedesi ad un tratto ciò che forma oggidì il partito della Francia. Dagli amici suoi passando all'esame dei di lei contrarî, compariscono fra i principali le tre Corti di Vienna, di Petersbourg e di Londra; per le suaccennate ragioni la prima, e per l'amicizia che a quella si professa dalle due ultime, oltre alle particolari differenze e discussioni che sempre sussistono con l'Inghilterra, e che servono a maggiormente alienare fra loro i due governi Francese e Britannico. Nel rango di potenze sospette alla Corona cristianissima possono computarsi l'Olanda e la Sardegna, riguardata la prima con gelosia per la di lei intelligenza con l'Inghilterra, né sicurezza veruna prestando al contegno della seconda, verso di cui caderono senza effetto sì le negoziazioni intavolate nella trascorsa guerra, sì quei maneggi introdotti per lo stabilimento di scambievoli matrimonî. Nel numero d'indifferenti costituti gli altri Principi per la Francia, giunge ella perfino a negligerli; dir tuttavolta dovendo, onde render ragione al di lei modo di pensare conservar essa per Vostra Serenità sincera stima e vera propensione, a segno pure da credersi sia per dare nelle occorrenze visibili contrassegni di cordiale amicizia.
Resta solo il discorrere su la Corona di Spagna, mentre non soggetta essa a veruna delle suddette categorie, e note più precisamente le massime di una Corte, ov'ebbi l'onore di risiedere, è d'uopo sia dall'altre disgiunta, ed a parte esposta. Non riputata ella dalla Francia né amica né nemica, e non essendole nemmeno né indifferente né sospetta, abbastanza si conosce in qual forma si pensi riguardo alla Francia dal ministero di Madrid e dal Re Cattolico, il quale allontanandosi in ciò dai principî del di lui genitore, giudica non sufficienti i vincoli del sangue a mantenere l'antica unione. Affine dunque non perisca del tutto, e si tolga, per quanto è possibile, da quello stato vacillante in cui tutto giorno si manifesta, si adopra la Francia con ogni studio, praticando la più attenta coltura, e seguendo le vie più adattate al di lei oggetto, abbandonando persino (onde conciliarsi la benevolenza di quella monarchia) l'accostumata elatezza sua, e conducendosi con le materie usitate verso di quelli che sostengono superiorità di grado. Ma nulla di ciò riportando la desiata riuscita, può decidersi essere in oggidì tra le due Corti languida l'intelligenza, a segno di non sembrar in verun conto strano di scorgerle in breve del tutto disunite e staccate; giacché oltre ai pubblici indizi che ne dà la Spagna, corrispondendo ella amichevolmente con le due Corti di Vienna e di Londra, non ignorasi nutrir la medesima sentimenti poco favorevoli alla Corona cristianissima, che pospone nell'animo suo a qualunque altra potenza. Delineate in tal guisa le relazioni, che ha la Francia coi primari Principi dell'Europa, e descritto tutto ciò che è valevole a spiegare il sistema di quella Monarchia, non abuserò più oltre della tolleranza di Vostre Eccellenze; restringendomi soltanto nel più vivo desiderio abbia l'imperfetta relazione incontrate le loro sapientissime intenzioni e siasi resa con ciò meno indegna del pubblico generoso compatimento che sommessamente imploro, non solo per essa, ma per l'umilissima persona mia della deposta ambasciata, che malgrado gli avversi accidenti fra' quali dovei sfortunatamente esercitarla, ho il conforto di averla sostenuta con quell'appassionato zelo con cui m'adoprerò anche in adesso nell'importante e malagevole carico, nel quale comanda l'eccellentissimo Senato essere da me servito. Grazie.