Questa risorsa digitale è liberamente accessibile per uso personale o scientifico. Ogni uso commerciale è vietato
Tutti i materiali paratestuali della fonte cartacea non riconducibili alla responsabilità dell'autore dell'opera sono stati soppressi nella versione digitale
Livello medio: controllo a video con collazione con edizione di riferimento
I simboli di citazione e di discorso diretto presenti sulla fonte cartacea sono stati rappresentati sulla versione digitale
I trattini di sillabazione a fine riga sono stati soppressi e le parole ricomposte
Signore,
Gli articoli sottoscritti da lei nel
. Non è dunque lieve sforzo d'ingegno se d'una poesia difficile anche a tali maestri ella abbia indovinato alcuni passi: ma indovinare per giudicare? — Però l'amor delle lettere mi conforta a mandarle il suo articolo con alcune postille, ond'ella s'accorga d'aver censurato, ma non inteso il poema, e si persuada quindi allo studio della nostra lingua. E allora — allora ch'ella per alcuni anni avrà coltivati i nostri poeti — oh come la critica d'un tanto Aristarco guiderà al vero ed al bello gl'ingegni cari alle Muse!L'autore de' Sepolcri ha troppo ingegno per me; e quindi ho dovuto leggerlo e rileggerlo con applicazione, perch'ei si leva a un'alta sfera di grandi pensieri e di frasi tutte sue. Vincenzo Monti, passato per Mantova, me li rilesse; entusiasta ne' più bei passi, e profondo scrutatore di tante bellezze, assentiva alle mie osservazioni su l'oscurità
DEI SEPOLCRI, CARME DI UGO FOSCOLO Articolo trascritto dal
Giornale Italiano , No173, 22 giugno 1807.Cominceremo dal rallegrarci col sig. Foscolo, per non aver egli imitato Socrate e Diogene nella loro indifferenza, e nel loro disprezzo per le sepolture. Ei non pensa col primo che sia eguale d'esser gettato al letamaio, o rispettosamente deposto nella tomba; e molto men col secondo, che sia gradevole l'esser divorato dai cani, dagli avoltoi, o l'esser decomposto dal sole e dalla pioggia. Si vede che il nostro poeta è realmente persuaso che il
sonno della morte è men duro All'ombra de' cipressi, e dentro l'urne Confortate di pianto. Ei vorrebbe ancora che dopo la di lui morte, si mettesse sulla sua tomba
S'ella avesse concepita la forza di questa frase, io non le desterei il rimorso d'aver calunniato d'arroganza l'autore, che né qui, nè mai chiede un sasso distinto per sè.Qual fia ristoro a' di perduti un sasso Che distingua le mie dalle infinite Ossa che in terra e in mar semina morte? che distingua le sueun sasso dalle infinite Ossa che in terra e in mar semina morte. Non credendo esser
come l'uomo indegno d'esser compianto dopo la sua vita, e di cui dice: Nè qui l'autore parla di sè:
Sol chi non lascia eredità d'affetti Poca gioia ha dell'urna; e se pur mira Dopo l'esequie, errar vede il suo spirto Fra 'l compianto de' templi Acherontei, O ricovrarsi sotto le grandi ale Del perdono d'Iddio; ma la sua polve Lascia alle ortiche di deserta gleba Ove nè donna innamorata preghi, Nè passeggier solingo oda il sospiro Che dal tumulo a noi manda Natura. ei non vuole abbandonare la sua polveSol chi non lascia eredità d'affetti Poca gioia ha dell'urna, .... alle ortiche di deserta gleba Ove nè donna innamorata preghi, Nè passeggier solingo oda il sospiro Che dal tumulo a noi manda Natura. Esprimendo sopra un soggetto così lugubre qualche pensiero, che ha di comune con Hervey
Sarò obbligatissimo al signor Guill.... se m'indicherà i passi che l'autore , egli desidererebbe che i cimiteri non fossero rilegatiha di comune con Hervey , perch'io men acuto non seppi osservarli.; e si duole di quella nuova legge che li getta fuori delle città, ed alla quale rimprovera difuor de' guardi pietosi . Il poeta è ingiusto, perocchè è permesso di porre inscrizioni ed epitaffi sui sepolcri; ma è peraltro rispettabile cotesta ingiustizia, poichè essa proviene dal vivo dolore ch'ei prova, perchè il luogo, ove riposano le ceneri di Parini, non è distinto da alcun segno onorifico di simil genere. Da ciò prendendo occasione di trasformare in satira il suo canto elegiacocontendere il nome ai morti S'ella prende per elegia una poesia lirica, la colpa non è dell'autore: nè Pindaro, perchè spesso pianga o sferzi, sarà men lirico. E se in questi versi citati v'è satira nel pensiero, che trova ella di satirico nello stile? Non tanto le cose, quanto i modi di esporle distinguono i generi di poesia: precetto non ignoto a lei uomo dottissimo, ma per l'inesperienza della nostra lingua non applicato a questo passo. , si mette a riprendere con acrimonia i compatriotti di Parini, che non curarono i preziosi avanzi di quel poeta i di cui cantiIl lombardo pungean Sardanapalo Cui solo è dolce il muggito de' buoi Che dagli antri Abduani e dal Ticino Lo fan d'ozi beato e di vivande. ……………………………… .... a lui (Parini) non ombra pose Tra le sue mura la città, lasciva D'evirati cantori allettatrice, Non pietra, non parola; e forse l'ossa Col mozzo capo gl'insanguina il ladro Che lasciò sul patibolo i delitti. Oltre all'esser ciò sommamente duro e amaro
Il Parini , non è nemmeno esatto. Noi non crediamo esservi in Lombardia un Sardanapalo. Che se alcuno meritasse tal nome per esserepunge i nobili oziosi: se il Parini liha emendati , l'autore è colpevole perchè siegue apungerli ., vi sarebbero dei Sardanapali in tutte le parti della terrabeato d'ozi e di vivande Pungeteli da per tutto. , a Zante non meno che a Milano. Da qualche anno in qua non è da rimproverarsi a questa città il torto d'esserd'evirati cantori allettatrice Non li alletta perchè . L'immagine poi della testa insanguinata di un ladro giustiziato, è troppo stentata, troppo ispida, e di gusto troppo cattivo, per poter scusarla colda qualche anno in quagli evirati sono invecchiati . Nè tutti i cantori evirati denno ringraziare il norcino: la venalità e la paura castrano l'ingegno e il cuore di molti altri; e la castrazione aiuta a ingrassare. Non è egli vero,monsieur Guill ...?d'Orazioquidlibet audendi Il Parini giace in uno de' cimiteri nei quali si portano anche i cadaveri dei giustiziati. — . Essa ripugna, principalmente in un poema che non deve respirar altro che una dolce, religiosa e consolante malinconiaMa la morte riconcilia tutti . — No; la morte annienta ne' sepolti il senso della virtù e de' delitti. Ma i vivi che hanno anima e patria non si riconciliano mai col teschio di un malfattore che insanguina le reliquie d'un uomo d'altissima mente e di santi costumi. Se non che forse la patria e l'anima non hanno a che fare ne' giornali.Alla postilla 17 (pag. 518) si vedrà quali sentimenti questo poema . Non c'è alcuno fra i poeti, che hanno parlato di sepolcri, che abbia usato un'immagine sì disgustosa. La loro sensibilità era sempre accompagnata dalla sana e verace filosofia. In quei cimiteri ove senza distinzione son riuniti gli avanzi dell'umanità, Virgilio non vedeva nulla di più contrastante che i nemici che la morte aveva riconciliati:deve respirare .Ed è su tal soggetto che Hervey esclamava: «Perché non vedesi regnar tra i viventi quella unione, quella pace, che regnano nella società de' mortiHic, motus animorum, atque haec certamina tanta Pulveris exigui iactu compressa quiescit Questi versi hanno a che fare co' morti come Virgilio ha a che fare con lei. Ella gli scrive come li trovò citati dal traduttore francese di Hervey nel primo sermone. Li rilegga col contesto nelle .Georgiche , lib. IV, verso 86. Virgilio raccomanda al colono di dividere le api combattenti gittando nella mischia un pugno di polvere: cosìquesti sdegni e queste battaglie represse da un po' di polvere, si calmeranno . — ScrivaHi motus , nonHic, motus ; equiescent nonquiescit — perchè regalerebbe due solecismi a Virgilio che regala de' versi bellissimi a chi gl'intende.Il senso comune risponde: ?»I morti si stanno in pace perchè son morti, e i vivi si fanno guerra perchè son vivi . Che se il buon pastore di Biddeford fosse disceso a visitar que' cadaveri, non li avrebbe per avventura trovati in tanta concordia. Milioni di esseri riprodotti dalle reliquie umane adempiono la legge universale della natura di distruggersi per riprodursi.Orazio senza dare uno sguardo penoso ai vizi di coloro ch'erano vissuti, e le ceneri dei quali trovavansi necessariamente confuse con quelle degli uomini dabbene, contentavasi di dire:
Questa sì, è vera filosofia, e forse anche vera sensibilitàMixta senum ac iuvenum densantur funera ,Peccato che anche qui Latourneur non segni il luogo del verso ch'ei cita appiè della pagina terza d'Hervey! ch'ella non avrebbe fatto bello Orazio della vera filosofia e della : l'affettazione d'una selvaggia misantropia è ben lontana dall'una e dall'altra. L'autore la spinge fino a chiamar gli uominivera sensibilità tutta propria de' moderni scrittori. Non pareva ad Orazioche le ceneri de' tristi e de' buoni fossero necessariamente confuse , bensì che la morte non perdonasse nè a' vecchi nè a' giovani: il verso è nel lib. I, oda 28, ov' ella vedrà chenon vuol dirfunus cinis .umane belve , al tempo istesso ch'ei parla delle più incontestabili prove di sensibilità, ch'essi abbiano mai date nel costruire sepolcri: : prima del patto sociale, gli uomini viveano nelloUmane belve stato ferino ; espressione disappassionata di G. B. Vico e di tutti gli scrittori di jus naturale. E s' ella,monsieur Guill ..., volesse recare le sue cognizioni a que' selvaggi che non hanno nè are, nè connubii, nè leggi, s'accorgerebbe s'ei sono belve.Dal dì che nozze e tribunali ed are Dier alle umane belve esser pietose Di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi All'etere maligno ed alle fere I miserandi avanzi che natura Con veci eterne a sensi altri destina. Dopo questi collerici ghiribizzi
È dunque ghiribizzo il dire che il patto sociale ammansò il genere umano; che la sepoltura sottrasse i morti dalle fiere, e i vivi dal contagio; e che gli avanzi dell'uomo si riproducono con altra vita e sott'altre forme? Ella non ha capito nè una sola parola. contro la specie umana, il nostro poeta espone benissimo i vantaggi che recarono i sepolcri ai viventi, e i religiosi ed utili atti dei quali furono l'occasione o l'oggetto.A egregie cose il forte animo accendono L'urne de' forti . . . . . . e bella E santa fanno al peregrin la terra Che le ricetta, Ed eccolo in quena chiesa fiorentina ove sono i mausolei di N. Macchiavelli, di Michel-Angelo, di Galileo ec. E l'urna d'Alfieri riceve i suoi più teneri e rispettosi omaggi. Quindi ad un tratto ritrocede fino ai sepolcri degli Ateniesi nel campo di Maratona, ove aggiungendo le proprie finzioni alle favolose tradizioni che ci lasciò Pausania su questo Ceramico, ei vi ode non solo i nitriti dei cavalli, ma ancora
. Questa è forse la prima volta che si sono intese cantar le Parchedelle Parche il canto L'autore incolpato d'oscurità rispose: . Ritrocedendo sempre rapidamente, ei s'inoltra nei tempi favolosi della Grecia. Egli è alla tomba d'Achille e di Patroclo; quindi passa a quella d'Ajace al promontorio Retèo, poi nella Troade al sepolcro d'Ilo, antico Dardanide. Ma sapendo che l'ignoranza non vuole arrendersi colpevole in nulla, tentò di provvederle con alcune note, e citò a pag. 26 questo verso:Doversi l'oscurità apporre parte a chi legge, e parte a chi scrive; però egli si pigliava la metà della colpa Ed avrebbe anche citato Tibullo, Platone ed Omero, s' ei non avesse badato più alla intelligenza del passo che alla boria d'erudizione. Ma che dirò io di quest'accusa? Ch'ella non sa di latino? sarei maligno, perch'io la crederei impostore. — Ch'ella dissimula la nota? sarei più maligno, perchè la crederei calunniatore. — Ch'ella non ha letto tutto il libro? mi appiglio a questa congettura come la più discreta; ed è convalidata dall'argomento che chi giudica senza intendere può anche giudicar senza leggere.Veridicos Parcae coeperunt edere cantus CATULLO ,Epital. di Tetide , v. 306.Ma nel . Young, Hervey, Gray non fecer tanti viaggiCarme non si parla della tomba di Achille né di Patroclo; bensì in unanota per incidenza.Per censurare i mezzi d'un libro bisogna saperne lo scopo. Young ed Hervey meditarono sui sepolcri da cristiani: i loro libri hanno per iscopo la rassegnazione alla morte e il conforto d'un'altra vita; ed a' predicatori protestanti bastavano le tombe de' protestanti. Gray scrisse da filosofo; la sua elegia ha per iscopo di persuadere l'oscurità della vita e la tranquillità della morte; quindi gli basta un cimitero campestre. L'autore considera i sepolcri politicamente; ed ha per iscopo di animare l'emulazione politica degli italiani con gli esempi delle nazioni che onorano la memoria e i sepolcri degli uomini grandi: però dovea ; essi si contentarono di meditar sui sepolcri, che essi medesimi ed i loro compatriotti avean sotto gli occhi; e disser cose più commoventi, e molto più consolanti, perocchè tutti i loro canti sono rallegrati della speranza della futura risurrezione, della quale il signor F. non dice cosa alcuna.viaggiare più di Young, d'Hervey e di Gray , e predicare non la resurrezione de' corpi, ma delle virtù.Finalmente dopo aver parlato della morte d'Elettra, e delle funebri predizioni di Cassandra, ei si ferma alla tomba dei Greci che son periti innanzi a Troia, e prende piacere a vedervi Omero
Omero nel cheCarme non va su le sepolture de' Greci, ma de' principi troiani.E termina così:Placando quelle afflitte alme col canto, I Prenci Argivi eternerà per quante Abbraccia terre il gran padre Oceano. E tu, onore di pianti, Ettore, avrai Ove fia sacro e lagrimato il sangue Per la patria versato, e finchè il Sole Risplenderà su le sciagure umane. Sembraci che sia questo un fine ben brusco in un'opera di sentimento. Si direbbe che un simil soggetto avesse troppo stancato la lira del poeta, per poter avanzar di più
Veggasi a pag. 25 di questo opuscolo. . L'andamento del suo poema era già diventato penoso quando la sensibilità non animava più la sua musa; e dessa aveva già cessato di spargere le sue bellezze nei di lui versi, allorchè egli dai sepolcri presenti si era trasportato a quelli dei tempi eroici della Grecia. Questa transizione l'ha condotto a dei dettagli d'erudizione; ora l'erudizione inaridisce il sentimento; e quindi ne viene che questa seconda parte della sua elegia, che ha una certa disparità colla prima, interessa molto meno la nostra anima, e convien molto meno a quella dolce voluttà ch'essa trova ad intenerirsi sulle ceneri dei nostri simili.Alcuni severi censori hanno accusato l'autore d'aver fatto entrare nella composizion dei suoi versi quella sorte d'asprezza che regna nella maggior parte de' suoi sentimenti, e de' suoi pensieri. Certo che coi distinti talenti onde egli è ampiamente fornito, avrebbe potuto render più dolce la sua versificazione, ma egli, senza fallo, ha creduto che il suo stile poetico aver dovesse una fisonomia analoga ai suoi pensieri. Sembra che abbia temuto di esprimerli troppo mollemente, adoperando un linguaggio più grato agli orecchi delicati. Ma finalmente ogni scrittore d'un certo merito ha uno stile suo proprio, come ogni uomo degno di tal nome ha il suo carattere particolare; e siccome egli è sol proprio dei vili il non avere un carattere deciso, così è proprio soltanto degli spiriti mediocri il non usar che il linguaggio del volgo.
GUILL....
Ella vede dalle mie note quanto ha sbagliato su' passi da lei citati; molto più dunque su la tessitura la quale dipende dalle transizioni. E le transizioni sono ardue sempre a chi scrive, e sovente a chi legge; specialmente in una poesia lirica, e d'un autore che, non so se per virtù o per vizio,
L'estratto mostrerà come questo componimento, spogliato che sia delle immagini dello stile e degli affetti, rimanga senza un'unica idea nuova. Ma il numero delle idee è determinato; la loro combinazione è infinita: e chi meglio combina meglio scrive. Ricchissima sorgente di combinazioni era a' poeti greci e latini l'applicazione delle storie e delle favole alla morale. Chi non sa che gli uomini egregi sono malignati in vita e celebrati dopo la morte? Ma Orazio applicò a questa sentenza le tradizioni di Romolo, di Bacco, de' Tindaridi e d'Ercole:
L'autore de'
Così la fantasia del lettore corre a' secoli dimenticati; si compiace dell'entusiasmo poetico che trae il mare e l'inferno alla vendetta dell'ingiustizia: e vede la verità che non parla ma opera. E perchè ilE se il piloto ti drizzò l'antenna Oltre l'isole Egée, d'antichi fatti Certo udisti suonar dell'Ellesponto I liti, e la marea mugghiar portando Alle prode Retée l'armi d'Achille Sopra l'ossa d'Aiace. A' generosi Giusta di glorie dispensiera è Morte. Nè senno astuto nè favor di regi All'Itaco le spoglie ardue serbava, Chè alla poppa raminga le ritolse L'onda incitata dagl'inferni Dei.
Eccole l'estratto.
I monumenti inutili a' morti giovano a' vivi perchè destano affetti virtuosi lasciati in eredità dalle persone dabbene: solo i malvagi, che si sentono immeritevoli di memoria, non la curano; a torto dunque la legge accomuna le sepolture de' tristi e dei buoni, degl'illustri e degl'infami. Istituzione delle sepolture nata col patto sociale. Religione per gli estinti derivata dalle virtù domestiche. Mausolei eretti dall'amor della patria agli Eroi. Morbi e superstizioni de' sepolcri promiscui nelle chiese cattoliche. Usi funebri de' popoli celebri. Inutilità de' monumenti alle nazioni corrotte e vili. Le reliquie degli Eroi destano a nobili imprese, e nobilitano le città che le raccolgono: esortazioni agl'italiani di venerare i sepolcri de' loro illustri concittadini; que' monumenti ispireranno l'emulazione agli studi e l'amor della patria, come le tombe di Maratona nutriano ne' Greci l'abborrimento a' Barbari. Anche i luoghi ov'erano le tombe de' grandi, sebbene non vi rimanga vestigio, infiammano la mente de' generosi. Quantunque gli uomini di egregia virtù sieno perseguitati vivendo, e il tempo distrugga i lor monumenti, la memoria delle virtù e de' monumenti vive immortale negli scrittori, e si rianima negl'ingegni che coltivano le muse. Testimonio il sepolcro d'Ilo, scoperto dopo tante età da' viaggiatori che l'amor delle lettere trasse a peregrinar alla Troade; sepolcro privilegiato da' fati perchè protesse il corpo d'Elettra da cui nacquero i Dardanidi autori dell'origine di Roma, e della prosapia de' Cesari signori del mondo. L'autore chiude con un episodio sopra questo sepolcro:
Recito intero quest'ultimo squarcio dannato da lei come
l'autore s'è studiato di raccorre tutti i sentimenti d'una vergine profetessa che si rassegna alla fatale e inevitabile infelicità de' mortali, che la compiange negli altri perchè sente tutto il dolore della sua propria, e che prevedendola perpetua su la terra la assegna per termine alla fama del più nobile e del men fortunato di tutti gli Eroi. Ove l'autore avesse mirato al
Che se fra' peccati di questo carme gl'italiani non trovano nè aridità
Poichè io pubblico questa lettera, io voleva soddisfare al debito che ha ogni scrittore di rivolgere ciò che stampa a qualche pubblica utilità, e m'accingeva a parlare su le cause e gli effetti morali dell'articolo a cui ho ardito rispondere, ed a compiangere seco lei la mendicità, la sguajataggine e la schiavitù de' nostri giornali. Ma presso lo stampatore di quest'opuscolo trovo pronto a pubblicarsi un volume di versioni dal greco, e nel proemio queste sentenze:
«Ai danni che si producono dal non sapere de gli Scrittori, un altro poi se ne aggiunge, e gravissimo: quello cioè delle insane decisioni che tutto dì si pronunziano intorno alle opere letterarie. E in questa parte più assai che col sottrarre la debita lode agli esimii, si suole generalmente commetter gran fallo col celebrare i mediocri e gl'infimi, e col mettere alto quanto le stelle i deliri de le fantasie più sfrenate o più deboli con tanta pompa di elogi, con quanta non si applaudirebbe ai voli delle menti più vigorose e più caste. E l'arroganza di questi giudizi ci viene per lo più da tali uomini, che poco o nulla s'intendono di quelle cose, su le quali con usurpata autorità si accostano a dar sentenza, quand'essi pure non siano sospinti a ciò da la cieca passione, o da la abitudine, o forse ancor da gli sproni di una turpe venalità. Intanto è loro mercè, se quei giovani, i quali o non sanno o non si ardiscono ancora di giudicar per sè soli, perdono ogni norma sicura per discernere il vero bello dal falso, e se gli scrittori più dispregevoli, stoltamente adulati, si affezionano vie maggiormente ai loro vizi e li tengono per virtù. D'altra parte alcuni di quelli, che pur sono in via di buoni progressi, sedotti da coteste lusinghe, e meno solleciti del suffragio dei pochi saggi e dell'immortalità del nome, che dei passaggeri e popolari applausi, si distolgono dal retto cammino, e corrono ad ingrossare la folla degli scrittori ampollosi e scorretti. Mentre parecchi dei valorosi giustamente offesi del sentirsi anteporre od equiparare i più imbelli, s'intepidiscono nell'amor de lo scrivere, o del tutto volontieri se ne allontanano. Nella qual cosa essi imitano l'esempio di Achille, il quale non veggendosi onorato, quanto gli pareva che si competesse a la sua virtù, volle fuggire ogni occasion di mostrarla; e perciò ritraendosi co' suoi più cari a le navi, nel suo segreto l'ire addolciva, rimirando le disciplinate schiere dei Greci fuggir taciturne dinanzi alla vociferante e disordinata turba dei Barbari.»
Il professore Lamberti, elegantissimo autore delle versioni, pensò quello che io penso, e lo dice meglio ch'io non so. L'ho trascritto per presentarle con la mia lettera alcuna cosa degna di lei.
Onde finirò deplorando la dignità d'un uomo suo pari costretto,