INDICE
De' Capiversi delle Rime, che formano il presente Sesto Tomo, e
de' loro Autori.
Almaspe Steniclerio
Porta questo nome tra gli Arcadi della Colonia Ligustica il Sig. Ab.
Agostino Spinola, Genovese, Vicecustode di detta Colonia.
Appena io pien d'ardir posi le
piantepag.5
Appena io posi in questa egra e
mortalepag.2
Ben mille volte e mille io vidi il
biecopag.6
In parte, ove non fia ch'uom lieto
passipag.5
Io veggio, ahi veggio il chiaro suol
Latinopag.3
Là, dove assiso in luminoso Tronopag.3
Leggero io volo al par d'alato
stralepag.2
Me, nobil Nave, e per ardir sì contapag.4
Oh qual di schiavi io veggio orrida
schierapag.1
Poiché contro del Ciel superbo
s'ersepag.7
Poiché vid'io la pallida, la reapag.7
Talor l'anima mia per l'aer vagopag.6
Un dì, ch'io sol men gia stanco
senz'armepag.4
Altemio Leucianitico
Ha in Arcadia tal nome Monsignor Francesco Fronsini, Pistoiese,
Arcivescovo di Pisa, Conte del S.R.I., Primate di Corsica e Sardegna, e
Legato nato etc..
Alma, che, in carcer volontario
chiusapag.12
Altri cerchi il mio Dio dentro gli
abissipag.14
Dalle dolci tue piaghe, onde a noi
portapag.13
Dell'ameno Giordan presso alle
spondepag.12
Del vecchio Adamo a ristorar
l'oppressapag.8
Del viver mio, Signor, per varie
stradepag.9
Ecco la strada, onde al Calvario
vassipag.9
Importuno pensier, ma vago insiemepag.11
L'umana prole dal Calvario scorgepag.11
Mentre l'empio Amalecco ardita e
ferapag.15
Mi giunge un dì vicino al cuore un
guardopag.10
Se del morto Signor furon figurapag.13
Allude al sentimento di S. Tommaso, par. 3, quest. 46, art.
4:“Verum convenientissimum fuit, quod in excelso
ligno pateretur, ut etiam ipsius aeris natura mundetur, cum terra simile
beneficium sensiat, decurrentis de latere sanguinis stillatione
mundata”.
Spesso mi fugge il cuor: veggio talorapag.8
Sulle bilance del pensier divotopag.14
Voi mi battete al cuor, come
avess'iopag.10
Amiro Citeriano
Nome tenuto in Arcadia dal Sig. Lorenzo de' Mari, Genovese, Pastore Arcade
e già Vicecustode della Colonia Ligustica.
Amore, io non ti chieggio o triegua, o
pacepag.19
Amor, se tu pur vuoi ch'io solo siapag.17
Bella immago di Dio, che lo
splendorepag.19
Benché questa mia rozza umil
sampognapag.21
Dimmi, Nicea: t'ha mai scoperto
Amorepag.16
Far pompa in te quaggiù volle Naturapag.17
Io vidi assiso in alto soglio Amorepag.18
Lunga stagion mi presi Amore a
giuocopag.15
Nel rimembrar l'amata e la giocondapag.18
Spesso rivolgo il mio pensiero in
partepag.20
Timida Cerva, allor che intorno
strettapag.20
Virtù, che a tanti Eroi per chiare
impresepag.16
Virtù maggior d'ogni più eccelso
Imperopag.21
Al Serenissimo Domenico Maria de' Mari, Doge di Genova, Zio
dell'Autore.
Vostra beltade ad amar voi mi
sforzapag.22
Araste Ceraunio
Tal nome aveva in Arcadia il Signor Filippo Marcheselli, Riminese,
Vicecustode della Colonia del Rubicone, il quale morì a' 30 di Gennaio 1711;
e la sua vita si legge nel Tomo III delle Vite degli Arcadi Illustri.
Allor che per dar forma all'opra
immensapag.25
Per la Concezione della Beatissima Vergine, si allude al
Verso“Fiat lux”. Genes. 1.
Alto amor meco nacque: è centro a luipag.22
Benché lungi, Signor, dal nido,
ov'iopag.24
Sopra il verso:“Cantabiles mihi erant
justificationes tuae in loco peregrinationis meae”. Psal.
118.
Città real, che d'alta parte imperipag.26
Si allude al verso“Lauda Deum tuum Sion,
quoniam confortavit seras Portarum tuarum”. Psal.
147.Parafrasi del senso letterale del Testo.
Desolata Città, Città di luttopag.26
Si allude al verso“Lauda Deum tuum Sion,
quoniam confortavit seras Portarum tuarum”. Psal.
147.Parafrasi nel senso morale del Testo. Per Sionne s'intende l'
Anima.
Menti del terzo giro, il cui valorepag.24
Omai, Signor, di questo basso Egittopag.28
Si allude al verso“Extende manum tuam
super Mare, et divide illud, ut gradiantur filii Israel”. Exod.
14.
Qual di Rebecca in sen, che n'era incintopag.29
Sopra la Storia d'Esaù e Giacobbe allegorizzata.Genes. 25e 27.
Qual mai Natura scelse o di Naturapag.25
Per la Concezione della Beatissima Vergine. Si allude al
verso“Speculum sine macula”. Sap.
7.
Qual mostrò pien d'orgoglio il petto e il
voltopag.29
Si allude al vers.“Tetendit Arcum suum
donec infirmentur”. Psal. 57.
Qualor peccai, tema e viltà turbatopag.27
Qual prova Aquila i figli, e loro
fassipag.23
Re di me stesso io fui: ma poi mi
presepag.27
Vergine saggia, che di luci privapag.23
Per Santa Lucia.
Voi, cui posto ha giustizia in mano il
frenopag.28
Si allude al verso“Laetabitur Justus cum
viderit vindictam: Manus suas lavabit in sanguine Peccatoris”. Psal.
57.Utilità, che si può trarre dal male altrui.
Arpalio Abeatide
Per questo nome s'intende in Arcadia il Sig. Dottor Piero Andrea Forzoni
Accolti, Fiorentino, Accademico della Crusca, Segretario delle Lettere Latine
dell'A.R. del Gran Duca di Toscana, e Procustode degli Arcadi nelle Campagne
di Toscana.
Anima bella, che in leggiadro velopag.31
Dell'Universo alta Reina augustapag.34
Donna, che sì crudele e sì superbapag.32
Férmati, o Pellegrin: la spoglia
fralepag.36
Sepolcro di Ferdinando II, Gran Duca di Toscana.
Io, già Donna del Mondo, al fido
spegliopag.39
L'Italia.
Incauto Arpalio in arido alimentopag.30
Padre del Cielo, in te vittoria e
palmapag.37
Padre del Ciel, voi di mia spoglia il
fangopag.33
Per vendicarmi di ben mille offesepag.36
Pietà chiesi a Licori, ed ella,
immotipag.30
Placido rio, che da pendice amenapag.35
Preso a varcare ardito Pellegrinopag.35
Quando della prigione, ove sei
chiusapag.38
Se portai fiamme al core, ebbi acque al
cigliopag.33
S'il dissi mai, che sovra il crin mi
piovapag.32
Svegliossi in sogno un torbido
pensieropag.37
Tu piangi, Italia mia, nuove catenepag.38
Vero ritratto de' suoi bei sembiantipag.31
Voi, che traete placide e tranquillepag.34
Ateste Mirsinio
Ha tal nome in Arcadia il Sig. D. Carlo Emanuello d'Este, Milanese,
Marchese di S. Cristina etc.., Pastore Arcade della Rappresentanza
Clementina. Ha egli dimorato lungo tempo in Roma.
Ninfe elettepag.40
I versi di questa Canzonetta risponsiva ad un Brindisi del Sig. Canonico
Gio. Mario Crescimbeni, detto Alfesibeo Cario, stampato tra le sue Rime, pag.
280 della seconda edizione, sono in parte del suddetto Ateste, e in parte di
Mirteo Teneate, cioè il Sig. D. Giovanni Vizzaron, Arcidiacono di
Siviglia.
Se il cangiar forma e il variar
naturapag.40
Trasformazione in Tempo. Son. in lode de' Pastori Arcadi defunti, a
cui sono state alzate le Lapide sepolcrali ne' Giuochi dell'Olimpiade DCXXI,
cioè l'anno 1705.
Vedesti mai come suol far Melampopag.41
Egloga per li Giuochi Olimpici del 1705, in cui sono introdotti
Ateste e detto Mirteo, che è il Sig. D. Giovanni Vizzaron, e ciascuno parla
co' versi proprj.
Visto ho già sette volte a i prati
intornopag.39
Partendo l'Autore da Roma, ove era stato Convittore nel Collegio
Clementino, e tornando a Milano, sua Patria.
Aulideno Melichio
Aveva questo nome tra gli Arcadi il Sig. Marchese Ottavio Gonzaga, uno de'
Marchesi di Mantova, e Principe del S.R.I., che morì in Bologna a' nove di
Settembre l'anno 1709.
Parla, o Signor, ché il servo tuo
t'ascoltapag.48
Quella morio, se può chiamarsi mortepag.49
In morte d'Anna Isabella, Duchessa di Mantova.
Se quel pensier, che inutilmente
fisopag.48
Benalgo Chelidorio
È distinto in Arcadia da questo nome il Sig. Conte Eustachio Crispi,
Ferrarese, Ambasciatore della sua Patria in Roma.
Già son molti anni, che di giorno in
giornopag.50
Poiché del sommo bel vera e spirantepag.49
Se all'Uomo è il nascer suo colpa e
tormentopag.50
Celiro Straziano
Nome portato in Arcadia dall'Eccellentiss. Sig. D. Giuseppe Leopoldo
Sanseverino, Napolitano, Principe di Bisignano, Grande di Spagna etc..
Allor che il freddo giel l'erbetta e il
fiorepag.52
Per l'elezione del Sommo Pontefice Regnante CLEMENTE XI, che, essendo
Cardinale, fu acclamato Arcade.
Mostro d'amar Dorinda e Filli e Doripag.51
Oh se, allorché paventa il core
amantepag.52
Per dar conforto Amore al mio
tormentopag.51
Celisto Tegeatico
Così s'appella in Arcadia il Signor Conte Galeazzo Fontana, Modanese.
Ardean fin là nella natia lor sferapag.55
Bel veder l'aure, che a costei
d'intornopag.56
Era Gesù alla destra, e al manco
latopag.54
Poiché costei, quale in quel tristo
giornopag.57
Quale innanzi al gran campo ed
all'alteropag.53
Qual forza è questa, onde ogni cor
costeipag.56
Quel, che d'Adria in difesa il Ciel già
diedepag.55
Quel, che scaltro e maligno entro al
desertopag.54
Quel dì, che al Ciel costei presti e
repentipag.53
Sempre avrò in mente il giorno ultimo e
l'orapag.58
Vennemi incontro coll'usato risopag.57
Cleandro Elideo
Nome portato in Arcadia dall'Eccellentiss. Sig. D. Carlo Albani, Nipote di
N.S. Papa CLEMENTE XI e Arcade Acclamato.
O desiato, avventuroso giornopag.58
Agli Arcadi. Colla recita del presente Sonetto onorò S.E. la prima
Ragunanza degli Arcadi nel 1711.
Coridone Marachio
Ha tal nome tra gli Arcadi il Signor Paolo Francesco Carli,
Fiorentino.
Non sempre i gigli, Alburnio mio,
fiorisconopag.59
Criseno Elissoneo
Vien così appellato tra gli Arcadi il Sig. Ab. Salvino Salvini,
Fiorentino, Accademico della Crusca.
Alma, cui diero in la mortal tua
sedepag.64
In morte del Senator da Filicaja.
Dagli anni eterni entro al comun
perigliopag.66
Per la SS. Concezione di Maria Vergine.
Dolor, perché mi guidipag.69
Canzone in morte di Benedetto Averani.
Io era in Pindo, e Morte invida e
acerbapag.67
In morte dell'Avvocato Francesco Forzoni Accolti.
Io già piantai nel mio terreno un
lauropag.66
Musa, cui già cortese Apollo diedepag.63
Per consumarmi l'affannato cuorepag.63
Poich'ebbe in forme inusitate e
nuovepag.64
In morte del Senatore Vincenzo da Filicaia.
Quando le belle, angeliche, serenepag.65
Questa, che mi distrugge, e vita ha
nomepag.67
Questa, che un tempo si volgea
d'intornopag.68
In morte del Marchese Filippo Corsini, il Chiaro tra gli Accademici
della Crusca.
Se alle nostre foreste avvien che
arridapag.65
Sonetto inserito nella Corona rinterzata fatta dagli Arcadi l'anno
1701 per l'assunzione di N.S. CLEMENTE XI al Pontificato.
Sul Mare Ibero al trapassar de'
lustripag.68
Nel Monacarsi la Signora Lucrezia Suares della Conca.
Cromeno Tegeatico
Aveva questo nome tra gli Arcadi il Signor Basilio Giannelli, Napolitano,
della cui morte seguita in Patria capitò novella in Arcadia a' 3 d'Agosto
1716.
Alma bella, gentil, che ti partistipag.77
Amor, Fortuna e l'ostinata vogliapag.75
Amor, se tanti invan sospiri ho
sparsipag.73
Avvezziamci a soffrir, se 'l viver
nostropag.78
Di qual materia, Amore, ed in qual
partepag.78
Doma in Lamagna la rubella gentepag.82
Carlo V Imperatore.
Erano i rai del Sol tinti e cospersipag.74
Grande ben a ragion costui si nomapag.79
Pompeo Magno.
Guàrdati, Italia: ecco un terribil
Ducepag.78
Annibale.
In servitù di crudo, empio Tirannopag.80
L'alta Colonna, che innalzò superbapag.80
Alla Santità di N.S. CLEMENTE XI.
L'antica e lunga fiamma, ond'arsi, e
chiarapag.77
Lungi da que' bei lumi, onde il mio
corepag.85
“Odimi, o Re Toscano: a te
prescrittopag.79
Muzio Scevola a Porsenna.
Perché l'alma io ritolga in parte al
fieropag.84
Per la più bella e gloriosa immagopag.76
Piansi e cantai nel più bel fior de gli
annipag.82
Agli Arcadi.
Qualor mi vòlgo indietro, e a' più begli
annipag.83
Quel, che lunga stagion sì mi
distrinsepag.83
Quest'urna breve, o Pellegrino,
accogliepag.76
Al Sepolcro di Catone.
Ritrassi il piede alfin dal crudo
Regnopag.84
Rotò la falce, e del gran Rege
Ispanopag.81
Per la morte di Carlo II, Re di Spagna.
Se gisser pari a' pensier' duri e
tristipag.75
Se mai cura di me, Figlie di Giovepag.85
Canzone.
Talvolta l'alma mia tanto insull'alepag.82
Dafne Eurippea
Nome portato in Arcadia dalla Signora Maria Pellegrina Viali Rivaruoli,
Genovese.
Cruda non già, non già d'Amor
rubellapag.88
Fra i contrasti del core io sol
paventopag.89
Qual forza io sento? e qual ignoto
focopag.89
Dalete Carnasio
Con tal nome si distingue in Arcadia il Sig. Alessandro Borghi, Faentino,
uno de' dodici Fondatori della Colonia Lamonia d'Arcadia nell'Accademia de'
Filoponi di Faenza.
Albina, e pur dietro alle fere
ognorapag.100
Egloga in occasione di nozze.
Alma mia, sei quell'arbore, che
portepag.95
Sopra il verso“Si ceciderit lignum ad
Austrum, aut ad Aquilonem: in quocumque loco ceciderit, ibi erit”.
Eccl. 13.1.
Disse ad Amore un fra lo stuol di millepag.97
Forte, altero Leon, cui lega e
affrenapag.92
Gran Donna, che fra l'alte empiree
squadrepag.96
Italia, o tu, che fuor d'ogni
confinepag.90
Macchie in Maria? Se l'immortal
Fattorepag.94
M'apparve un dì la mia crudel
Fortunapag.90
Nel mar del Mondo, che rie sirti
ascondepag.91
Omai che de' miei dì son giunto a
serapag.91
Poiché in dura battaglia il crudo e
feropag.93
Qual chi altrui vuol dar morte, ardito e
francopag.94
Qual fanciullin, se mira in trono
assisopag.95
Quando io vidi Costei sul giovanilepag.93
Spesso spesso Amor vedeapag.96
Standomi un dì lungo il bell'Arno, io
vidipag.98
Visioni in morte di Vincenzo Filicaia.
Tu sei amante, Elpin, mel dice il
visopag.92
Uom, che fuggì dal rio servaggio
indegnopag.97
Dalindo Cinosurio
Nome che si porta tra gli Arcadi dall'Eccellentiss. Sig. D. Giuseppe Maria
Serra, Napolitano, Principe di Cassano.
Dappoi ch'è ritornata ad esser ombrapag.107
Disse d'Arcadia il gran Custode, e
dissepag.106
Tarpate ho l'ali, onde mal atto al
volopag.106
Doralgo Euritidio
Questo nome ebbe in Arcadia l'Eminentiss. Sig. Cardinale Luigi Omodei,
Milanese, Arcade Acclamato, che morì in Roma a' 18 d'Agosto l'anno 1706.
Zappi, tu, che nel Foro e in Eliconapag.122
Al Signor Avvocato Gio. Batista Zappi.
Echeno Eurimedonzio
Così nomasi in Arcadia il Sig. D. Santi Bucchi, uno de' dodici Fondatori
della Colonia Lamonia, Professore di Lettere Umane nel Seminario di Faenza e
uno de' Censori dell'Accademia de' Filoponi.
Colà ne' regni della bella Aurorapag.111
L'Autore, che tra Filoponi chiamasi lo Stimolato, alza per impresa la
pianta del Balsamo ferita nella corteccia, col motto“Non sponte”,preso da Virgilio.
Deh perché tanto il pigro andar
dell'orepag.108
E pur le fiamme, che dal guardo
avventipag.107
In quel gran dì, che d'alta voce al
suonopag.109
Io vel dicea, Dalete, che d'un fortepag.111
L'Aquila eccelsa dalle bianche piumepag.109
Occhi brillanti, ove ha il suo trono
Amorepag.110
Quando al nido natio volgesti il
tergopag.108
Volgo d'iniqui affetti in mezzo al
corepag.110
Egeo Bufagiano
Ebbe questo nome in Arcadia l'Eccellentiss. Sig. D. Carlo Sanseverino,
Napolitano, Principe di Bisignano, Grande di Spagna etc., che morì nel mese
di Marzo l'anno 1704.
Sommo Padre e Signore, a cui sue
somepag.112
Alla Santità di N.S. CLEMENTE XI per la sua esaltazione al
Pontificato.
Egeria Nestanea
Si porta questo nome tra gli Arcadi dall'Eccellentiss. Sig. D. Cecilia
Capece Minutola Enriquez, Napolitana, Principessa di Squinzano.
Alma diletta, che dal Ciel m'ascoltipag.113
In morte del suo Consorte Don Giovanni Enriquez, Principe di
Squinzano.
Com'esser può che in così amene e
bellepag.114
Risposta ad un Sonetto del marito.
Ohimè lo Sposo, ohimè la fida scortapag.113
Tra duri sterpi e tra silvestri
ortichepag.112
Vidi, Signor, la più terribil fierapag.114
Egone Cerausio
In simil guisa era appellato tra gli Arcadi il Sig. Pietro Giubilei da
Pesaro, Segretario del Sig. Cardinale Fabbrizio Spada: morì egli a' 9 di
Settembre 1698.
Appunto in questo rio, che puro e
schiettopag.115
Augel, che vaipag.116
D'una grand'elce all'ombrapag.118
Bacco: Egloga di Nemesiano trasportata dal Latino nel Toscano
Idioma.
La Pastorella mia, che nel mio corepag.115
Elenco Bocalide
Tale è il nome, che porta in Arcadia il Sig. Dottore Francesco del Teglia,
Fiorentino. Dal 1688 fino al 1705 dimorò egli in Roma, ed ora vive in Patria,
pubblico Lettore di Filosofia Morale.
Acque del sacro Fonte, Acque odoratepag.162
Prende argomento dal seguente detto di un Santo antico Padre:“Quia post Baptismum inquinamus vitam: baptizemus in
lachrymis conscientiam”.
Alto gridò; poi tacque: e perché tacquepag.163
Per lode e ringraziamento alla Beatissima Vergine N.S. quando
cessarono in Roma i Tremuoti. Ed ha risguardo il presente Sonetto all'altro,
che incominciaCittà Reina: a te rivolse il ciglio, del
quale parleremo qui appresso.
“Arsenio, e dove sei? Torna”,
diceapag.125
Per la B. Margherita di Cortona, in congiuntura d'un' Accademia fatta
in sua lode.
Care leggiadre figliepag.140
Questa canzonetta Anacreontica sta registrata nel primo Volume de'
Comentarj del Sig. Canonico Crescimbeni alla pag. 169; l'Autore l'ha poi
mutata, e migliorata in più luoghi.
Che cosa hai tu negli occhi
traditoripag.149
Città Reina: a te rivolse il cigliopag.163
In occasione del primo Terremoto, che fu sentito in Roma la sera del
dì 14 di Gennaio dell'anno 1703. Ed è da avvertirsi che l'Autore del presente
Sonetto, nel distenderlo, solo intese valersi de' sentimenti medesimi, che
stavano espressi nelle gravissime Orazioni Parenetiche, dette allora in
Concistoro dal paterno zelo di N.S. CLEMENTE XI
Com'è proprio de' fioripag.135
Canzonetta, che ha risguardo alla seconda di Anacreonte. E fu
composta per certa virtuosa Accademia, dove si trattava il Problema:
“Se in nobil Dama più sia pregevole il bello spirto o la
bellezza”.
Deh ti sovvien quel dì, mia bella
Cloripag.150
Scherzo Pastorale, fatto nel primo fiore della giovinezza, insieme
con tutti gli altri simili scherzi susseguenti.
Dimmi, vezzosa Ermillapag.133
Lodasi poeticamente il pallore amoroso di gentile, onesta Donzella.
Questa Canzonetta (per cui l'Autore tacitamente vien commendato dal Sig.
Crescimbeni nelle sue Rime, pagin. 302 della seconda Edizione, Od.Questo bel nappo eletto) chiesta all'Autore dal Sig. Ab.
Pompeo Figari, chiamato Montano Falanzio, diede al medesimo un soave motivo
ed impulso di dettare, a sua immitazione, quella, che va tra le Rime di lui,
per entro il Tomo II della presente Raccolta alla pag. 285, e incominciaO bella, se ridete, etc..
Ermilla bellapag.141
Già dieci volte e sette ha corso il
Solepag.129
Già splende il Sol: venite all'Antro
amatopag.124
Per l'anniversaria Solennità del Natale di N.S. Gesù Cristo,
celebrata dagli Arcadi, nell'Anno Santo Secolare del 1700.
Giovane Donna al primo e
leggiadrettopag.149
Allude a quel di Ovidio“Successore novo
tollitur omnis amor”.
Le belle altere luci, ov'io m'affisopag.128
Nobil fama, che udir' l'Indo e
l'Eufratepag.161
Per le insigni Pitture di Rafaello d'Urbino nelle Camere del Palazzo
Vaticano.
Nobile schiera di leggiadri Amantipag.129
Non di sì viva gioia arsero in voltopag.126
Sonetto per la ricuperata salute del Serenissimo Gran Principe di
Toscana, e nel felice ritorno dell'A.S. dalla Real Villa di
Pratolino.
O pellegrine amiche Rondinellepag.151
O santa Madre, che d'amaro piantopag.162
Ad una divotiss. Immagine di nostra Signora addolorata, con Gesù
morto fra le braccia.
O tu, che in guise sì leggiadre e
scortepag.152
S'illustra quel celebre avvertimento di Ovidio:“Rivalem patienter habe”.
O tu, che passi, e l'Urna eccelsa
ammiripag.160
Per la nuova Urna splendidissimamente eretta nel gran Tempio Vaticano
alla S. Mem. di Alessandro VIII.
Pronta è già la barchetta; al Mare, o
Filli.pag.151
Quando chiamarsi al dolce onor di
Madrepag.124
Per l'Annunciazione della Beatissima Vergine.
Quando partì dalla natia sua stellapag.128
Quanto è dolce, o mia Clori, il tuo bel
Canto!pag.150
Quel Lauro istesso, che già feo
coronapag.153
A Sua Eccellenza il Signor D. Annibale Albano, nel suo Dottorato in
Urbino.
Quella, ch'ebbe in Sparta il regnopag.130
Lodasi la bellezza di savia illustre Donzella e la sua singolar
perizia nel suono del Gravicembalo.
Questa ghirlanda di novelle rosepag.123
Per la gloriosa Risurrezione del Salvadore.
Sacro SIGNOR, cinto di Lauro e
d'Ostropag.153
All'Eminentiss. Sign. Cardinale Pietro Ottoboni per la sua dimora in
Firenze l'anno 1709.
Se bontà grave e senno e fede e zelopag.161
Sonetto in morte del Sig. Francesco Antonio de Filippi, Livornese. In
congiuntura delle esequie fattegli quivi dalla Ven. Confraternità de' SS.
Cosimo e Damiano.
Semplicetto fanciullopag.143
Questa moral Canzonetta è parafrasi d'un grazioso Idillio del Greco
Poeta Bione.
Se pur leggiero ventopag.145
Altra parafrasi di un leggiadro Idillio di Mosco, Poeta
Greco.
Sentier di latte su nel Ciel
fiammeggiapag.125
Sonetto per la famosa Reliquia del Sacratissimo latte di nostra Sig.,
che si conserva dentro l'insigne Collegiata di S. Lorenzo, nel Castello di
Monte Varchi in Toscana; e per l'abbellimento della Chiesa medesima fatto
dalla generosa pietà degli Abitanti di detto luogo e de' luoghi
circonvicini.
S'io deggia amarti, o vezzosetta
Cloripag.152
Scherzo Pastorale.
S'io vòlgo il guardo all'altre belle, o
bellapag.130
Sovra cocchio aureo gemmatopag.154
Al Metauro. Inno Pindarico per l'Accademia de gli Arcadi, quando si
celebrarono i Giuochi Olimpiaci in onore del S. Pontefice CLEMENTE XI detto
infra di essi ALNANO MELLEO.
Spirto gentil, ch'anzi il tuo dì
partistipag.127
In morte di Francesco Forzoni Accolti, Letterato ed Accademico
Fiorentino, chiamato tra gl'Arcadi Aristile Pentelio.
Spirto immortal, che d'Arno i lidi e
l'ondapag.123
Al Santo Pont. Pio V, Protettore del felicissimo Stato dell'A.R. di
Toscana, nel giorno della sua festività.
Sulle rupi di Tessagliapag.138
Canzonetta dettata all'improvviso dall'Autore in occasione di sentir
sonare ammirabilmente di Violino il celebre Sign. Francesco Veracini di
Firenze, insieme col Sign. Antonio Veracini, suo Zio e suo primo direttore e
maestro in un così dilettevole ed applaudito esercizio.
Tra lauri ed ostri e palme e scetri ed
armipag.154
Sonetto fatto nel 1710. In congiuntura del Parto allora imminente di
Sua Eccellenza la Sig. Contessa Clelia Grillo Borromea; mentre il Sig. Conte
Carlo, suo Suocero, era Viceré di Napoli.
Tra 'l rigor d'Artico gelopag.137
Canzonetta, pur dettata all'improvviso, in commendazione del
sovrallodato Signore Francesco Veracini, Sonatore eccellentiss. del Violino e
carissimo Amico dell'Autore.
Trema il suol, trema il mare, e mare il
suolopag.126
Per la S. Màrtire Vigilia, Protettrice di Livorno e massimamente da'
pericoli de' Terremoti.
Verde Colle, erma Selva, ameni pratipag.164
Egloga sacra; per la solenne Ragunanza d'Arcadia, tenutasi nel 1701
per festeggiare, secondo il solito, il nascimento del Salvadore. Lodasi quivi
la povertà: introducendosi a favellare uno di quei Pastori di Betelemme, che
felicemente ritrovaronsi, prima d'ogni altro, a riverire e adorare nella
mendicità e miseria di un vil Presepio il nato Messia, Signore e Redentore
dell'Universo.
Verde Parrasia Selvapag.157
Canzone di estro libero, per l'Accademia celebrata dagli Arcadi alla
presenza di Maria Casimira, Regina di Pollonia, l'anno 1699.
Vezzosissima Ermillapag.146
Questa Canzonetta risguarda l'altra sovraenunciata Dimmi, vezzosa
Ermilla. Qui lodasi poeticamente il bel purpureo lume e il bel vermiglio
amoroso di gentile, onestissima Damigella.
Vide il Tevere e l'Arno in altra
etadepag.160
Al Serenissimo Sig. Principe Francesco Maria di Toscana, per le sue
Nozze Reali.
Vincenzo (ahimè!), Vincenzo il grande è
mortopag.107
In morte del Senatore Vincenzo da Filicaia, Poeta e Arcade
rinomatissimo.
Elmante Lirceate
Tien tal nome in Arcadia il Sig. Gio. Francesco Bulgarini, Tiburtino,
Pastore Arcade della Colonia Sibillina in Tivoli.
Al volto, al moto, al portamento, a i
gestipag.167
Degli anni il verno algente io mi
credeapag.169
È l'Amor crucio e tormentopag.169
Per fare i giorni miei tristi e
dolentipag.167
Se ne i sentier' d'inospita forestapag.168
Teone, ahimè, la mia leggiadra Iolepag.168
Elpina Aroete
Così si appella in Arcadia l'Eccellentiss. Sig. Donna Ippolita Cantelmo
Stuart, Napolitana, Principessa di Bruzzano etc., Pastorella Arcade della
Colonia Sebezia in Napoli.
Alme gentili, or d'ogni grazia
ornatepag.170
Desta dal mortal sonno ecco ten
riedipag.172
Il tempo vola, e nel suo volo
anch'iopag.173
Lo splendor de' Carrafi, il pregio e 'l
vantopag.171
O vago Rusignuol, che i tuoi lamentipag.170
Qui dove ogni buon cor malizia
oltraggiapag.172
Vaghe foreste e dilettevol montepag.171
Elviro Triasio
Nome che contraddistingue in Arcadia l'Eccellentissimo Sig. D. Nicolò
Gaetano, Napolitano, Duca di Laurenzano, Grande di Spagna etc..
Or che la nostra greggiapag.174
Egloga.
Spesso tentai con passo tardo e
lentopag.173
Emaro Simbolio
Questo nome si tiene in Arcadia dal Sig. Apostolo Zeno, Viniziano,
Vicecustode della Colonia Animosa degli Arcadi in Venezia.
Donna, se avvien giammai che rime io
scrivapag.191
Donna, sta il mio pensier fisso in voi
solapag.191
Tolga gli augurj il Ciel: spenti per
ancopag.190
Per gli ultimi moti di guerra dopo la pace.
Emiro Plausteriano
Nome del Sig. Niccolò Garibaldi, Genovese, Pastore Arcade della Colonia
Ligustica.
A seguir l'empio Amor, de' miei primi
annipag.194
Godo, Miralbo, anch'io nel dolce
orrorepag.192
Maledetto sia 'l guardo, onde il cor
bebbepag.194
Mentre io guidava per la piaggia
apricapag.193
Qualor avido il guardo in Clori io
fisopag.192
Schiera gentil d'Alme leggiadre e
bellepag.193
Eurinda Annomidia
In simil guisa è appellata in Arcadia la Sig. Emilia Ballati Orlandini,
Sanese.
Io son nel mar d'un tempestoso Amorepag.195
Linco, l'innamorarsi è gran folliapag.195
Se tu sei Serafina, insegna Amorepag.196
Per una Corona Poetica in lode di S. Caterina di Siena.
Fedrio Epicuriano
Portava questo nome il Sig. Giuseppe Antonio Fiorentino Vaccari Gioja,
Ferrarese, Pastore Arcade della Colonia Ferrarese, il quale morì a' 23 del
passato mese di Febbraio in Patria.
Da lei, ch'è in Dio santa immortal sua
ideapag.198
In morte della S.M. di Papa Alessandro VIII.
Deh non aver suoi puri voti a sdegnopag.199
Per la Corona rinterzata in lode di N.S. Papa CLEMENTE XI stampata
nel 1701.
Io giuro per l'eterne alte favillepag.200
L'Oceano, gran padre delle cosepag.196
O della cieca, ombrosa, umida nottepag.198
Pianta son io, lo di cui verde
Aprilepag.197
Qual d'Oriente il Messaggier del
giornopag.197
Sdegno, della ragion forte guerrieropag.199
Tessiam serto d'alloropag.201
Vaghe Donne amorosettepag.200
Fenicio Larisseo
Si contraddistingue col presente nome in Arcadia l'Eminentiss. Sig.
Cardinal Benedetto Panfilio, Romano, primo Diacono, Arciprete della
Sacrosanta Chiesa Lateranense e Gran Priore di Roma della Religione
Gerosolimitana, Accademico della Crusca e Pastore Arcade Acclamato.
Del nuovo fonte al cristallino umorepag.206
Eran gli Angeli intorno al mio
Signorepag.207
Lagrime tolte di Gregorio al cigliopag.206
O di Natura e d'arte alto stuporepag.205
Onda, che di Traiano al dolce imperopag.204
Poveri Fior'! destra crudel vi
cogliepag.207
Se di CLEMENTE al piè s'apriro i
fontipag.205
Filomolpo Corebio
Nome in Arcadia del Sig. D. Giuseppe Lucina, Napolitano, Arcade della
Colonia Sebezia in Napoli.
Alma mia, che sull'ale or mossa seipag.209
Benché non abbia in me costei giratopag.215
Caro suon, che ritorni a me soventepag.214
Che volete accennar, luci vezzosepag.208
Ecco d'oscure nubi il Sol covrirsipag.212
Io vidi Amore in trono di zaffiripag.210
Meco sovente a dimorar ne vienepag.211
Nasci, deh nasci omai, Parto
giocondopag.212
“Odi, Damon, quel sì soave
cantopag.213
Questa bella d'Amor nemica e miapag.210
Qui, dove ad alleggiare il caldo
intensopag.208
S'avvien giammai che fra l'altere
cigliapag.213
Se da' lacci, ove ancor languendo
vivopag.211
Se le luci costei d'orgogli e d'irepag.214
Su quell'altero colle, ove gli
alloripag.209
Getilde Faresia
Tal era il nome, che aveva in Arcadia la Sig. D. Anna Maria Ardoini
Lodovisi, Messinese, Principessa di Piombino, che morì in Napoli a' 29 di
Dicembre l'anno 1700.
Cigno gentile, il tuo canoro ingegnopag.215
Al Sig. Canonico Gio. Mario Crescimbeni, Custode d'Arcadia, risposta
per le rime.
Questo è quel giorno, in cui sul
Firmamentopag.216
Al Custode degli Arcadi, che le richiese poesie, per recitarsi nella
Ragunanza de' forestieri, la quale cadde in quell'anno nell'Anniversario
della morte del fu Principe suo Consorte.
Questi è l'Eroe, cui dal destin fu
datopag.216
Risposta al Sig. Cardinale Ottoboni.
Idalia Elisiana
Nome in Arcadia della Sig. Contessa Clarina Rangoni di Castelbarco,
Modanese, Pastorella Arcade della Colonia Veronese.
Della mia gioventù nel primo fiorepag.217
Mira, Erminia gentil, come qui
intornopag.218
Sillo, nol niego: la dolente e carapag.217
Ilindo Paragenite
Così viene appellato tra gli Arcadi il Sig. Ab. Tommaso Alessandro Vitali
da Fermo, Segretario del l'Eminentiss. Sig. Card. Casini, già Sottocustode e
al presente uno de' XII Colleghi d'Arcadia.
Al chiaro Sole, alla più vaga stellapag.224
Si loda la Sig. Faustina Maratti Zappi, tra gli Arcadi Aglauro
Cidonia.
All'eterno del Cielo almo soggiornopag.221
In morte del Sig. Card. di Tournon, tra gli Arcadi Idalgo Erasinio,
uno de' Fondatori d'Arcadia.
Appena io nacqui, che ancor nacque
mecopag.219
Ardito alzommi un mio pensier da
terrapag.233
Del Paradiso.
Arsi di bel desire, e il desir miopag.234
All'Eccellentiss. Sign. Principe Ruspoli per aver lodato un Sonetto
dell'Autore sopra Giacomo III, Re d'Inghilterra.
Cadrà, Belgrado. A' miei pensier' la
spenepag.229
Vaticinio per la caduta di Belgrado.
Chi fia questa, che in Ciel sì chiara e
bellapag.231
Per S. Anna.
Cinta di nero luttuoso ammantopag.230
Per le dottissime Prediche dell'Eminentiss. Sig. Cardinal
Francesco Maria Casini del Tit. di S. Prisca, dette nella Sala Apostolica, e
poi consegnate alle stampe.
Come il Pastor con amorosi accentipag.230
Alla Santità di N.S. Papa CLEMENTE XI.
D'Arcadia il chiaro stil oggi
risuonapag.225
Al Sig. Canonico Gio. Mario Crescimbeni, Custode d'Arcadia, per le
sue Opere Poetiche e Istoriche date alle stampe.
Dell'Aventino colle all'erte cimepag.220
Quando l'Autore fu ascritto tra gli Arcadi.
È sì fosca la nebbia de' pensieripag.229
“Ilindo, sotto un'elce
canteraipag.223
Industre Agricoltor, che a mille
stentipag.215
Io dormo, e nel dormir mi sento al
cuorepag.232
Del Giudizio finale.
Io fui, Signor, quel traviato figliopag.226
Io veggio l'Adria, che la chioma
incoltapag.220
Per le guerre mosse dal Turco contro lo Stato Veneto.
Laddove il suo gran capo un alto
montepag.224
Per gli avanzi dell'antico Tempio della Fortuna in Palestrina veduti
dall'Autore.
La Morte Io vidi (ahi dura vista
rea!)pag.232
Della Morte.
L'Eroe bambin, che con invitta manopag.229
In morte del Sereniss. Arciduca d'Austria, Primogenito
dell'Augustiss. Imperadore Carlo III.
Mentre di lieti paschi al bel
soggiornopag.212
Contro l'Invidia.
Mentr'io nel sonno, gran obblio del
malepag.232
Dell'Inferno.
Mugghia dall'Oriente orribil tuonopag.228
Per le guerre del Turco contro lo Stato Veneto.
Purch'io su 'l colle o al biondo Tebro in
rivapag.218
Qual Arco trionfal, qual Tempio e
qualepag.229
Alla Santità di N.S. Papa CLEMENTE XI in occasione delle presenti
guerre contro il Turco.
Qual cacciator per selve affaticatopag.223
Qualor dell'Oceano i flutti annerapag.221
Che si debba avere tutta la fiducia in Dio ne' più gravi
pericoli.
Quando di tue Virtudi il santo e
alteropag.234
Per la venuta in Roma del Re Giacomo III d'Inghilterra.
Questo eccelso dell'Austria Ercol
bambinopag.227
Per la nascita del Sereniss. Arciduca d'Austria, Primogenito della
S.C.M. di Carlo III Imperadore.
Se incauto mai libero Agnello il
corsopag.231
Per l'Adunanza degli Arcadi fatta in Cancelleria Apostolica in
occasione del Santissimo Natale.
Su fronte giovanil con vago errorepag.226
Tacitamente sì di vena in venapag.222
Veggio il senso, che qual destrier
ferocepag.227
Laristo Carmoneo
Si porta questo nome in Arcadia dal Sig. Filippo Cataneo, Genovese, Conte
delle Mallare. Fu egli Inviato dalla Sereniss. Repubblica di Genova alla
Santità di N.S. Papa CLEMENTE XI circa l'anno 1702.
Avido di punir le ree vicendepag.235
Accusa, che porge Amore agli Dei contro Filli.
Or che la benda sua resi ad Amorepag.236
Nel lasciar d'amare.
Qual Ape industre in odoroso pratopag.235
Nuovo Amore.
Usasti, o Lidia, invano arti ed
ingannipag.236
A Lidia.
Leucoto Gateate
Ha il presente nome in Arcadia il Sig. Dottor LodovicoAntonio Muratori,
Modanese, Bibliotecario del Sereniss. Sig. Duca di Modena.
Quest'alma, cui per tempo a i santi
Amoripag.238
Ricco di merci e vincitor de' ventipag.237
Se il Mar che dorme e l'ingemmato
Aprilepag.238
Tempo divorator, che tanta faipag.237
In Morte del Signor Francesco de Lemene.
Nelindo Acontimacario
Nome col quale si distingue in Arcadia il Sig. Marchese Corrado Gonzaga,
Mantovano.
Alto Signor del fatopag.239
Canzone a Dio per le nozze dell'Altezza Serenissima il Sig. Duca di
Mantova colla Serenissima Susanna Enrichetta di Lorena.
Poiché d'Italia in ogni parte apparepag.239
Nice Euripiliana
Vien così nomata tra gli Arcadi la Sig. Maria Lisabetta Strozzi,
Fiorentina.
Ascolta, o vago Tirsi: appena aveapag.246
Dolcissimo Usignuol, che a tutte
l'orepag.247
Gentil Filarco, allor ch'io m'era
accintapag.249
I' vidi un giorno agile al corso e
prestapag.248
Qual breve rosa o qual caduco fiorepag.247
Quando il tempo ed il loco, ov'io
perdeipag.246
Qui, dove sfoga con canori accentipag.248
Odalmo Apesanzio
Ha questo nome in Arcadia il Sig. Vincenzio Maria Gabellotti, Faentino,
uno de' Fondatori della Colonia Lamonia, e al presente Viceprincipe dell'
Accademia de' Filoponi.
Amor, chi è questa, che sì lieta
movepag.239
Per una Monaca.
Chi vuol veder gentil nuova beltatepag.251
Per una Monaca.
Folli pensieri, che sol vaghi in
vistapag.251
Predicando in sua Patria il Padre Gregorio Maria Gabellotti la
Quaresima dell'anno 1716.
No, non potea, no, non doveva Amorepag.252
Per l'Immacolata Concezione di Maria Vergine.
Poiché a noi riede il giorno (ahi nero
giorno!)pag.250
Olinto Arsenio
Nome tenuto in Arcadia dall'Eccellentiss. Sig. D. Francesco Maria Ruspoli,
Romano, Principe di Cerveteri, nel cui Giardino si ragunano gli Arcadi.
D'Arcadia un tempo il peregrino
ovilepag.252
Ormonte Pereteo
Nome Pastorale del Sig. Ab. Filippo Resta da Tagliacozzo, al presente uno
de' Sottocustodi del Serbatoio d'Arcadia.
Amor, dov'è, dov'è l'antico dardopag.260
Freddo vapor, che colle tacit'alipag.254
Il Sol pria dell'usato è giunto a
sera!pag.260
Io cerco in Cielo, che sì vaga
mostrapag.258
“Non uscir' tai sospiri e tai
querelepag.258
O bella Donna, o fonte d'onestatepag.253
O Pastorelli, che nella capannapag.255
O Sol, che il Cielo e le Titanie
stellepag.257
O zeffiretto, che movendo vaipag.255
Perché sì pronta torni al mio
pensieropag.259
Quando non era ancor chiusa
nell'urnapag.259
Questo Torello, a cui le corna
ancorapag.256
Qui vidi Clori: ah giorno infausto, ahi
vistapag.256
Scioglierai tu dall'arenosa spondapag.252
Scorre le vene mie doppio velenopag.253
Veggio, ohimè, quel che io bramo, e veggio
quellapag.254
Un'ombra, un'ombra, senza corpo,
ond'ellapag.257
Placisto Amitaonio
S'appella così il Sig. Gio. Benedetto Gritta, Genovese, Pastore Arcade
della Colonia Ligustica in Genova, e già suo Vicecustode.
Con ira dolce e con soave orgogliopag.262
La prima volta ch'io conobbi quellapag.261
Qual stanco Peregrin, che, poi che
scorgepag.261
Perideo Trapezunzio
Per questo nome viene inteso tra gli Arcadi il P. Gio. Tommaso Baciocchi,
Genovese, Cherico Regolare della Madre di Dio, e Pastore Arcade della Colonia
Ligustica.
Almo Fanciullo eternopag.273
Per la Nascita del Santo Bambino.
Avranno il Tebro e l'Arno invidia e
scornopag.263
Brama il desio di dolce gloria amicopag.265
In morte della Regina Cristina di Svezia.
Cinto il canuto crin di regie bendepag.267
Sopra il verso“Ne intuearis vinum, cum
splenduerit in vitro color ejus. Ingreditur enim blande, sed in novissimo
mordebit, ut coluber”. Prov. 23.
Come nel Mondo al chiaro dì succedepag.264
Di mio pensier lo sguardo io vòlgo ed
ergopag.271
Sopra il verso“Dominus protector vitae
meae. A quo trepidabo?” Psalm. 26.
Fuggiva l'empio, e il suo fuggir tal erapag.269
Sopra il verso“Fugit impius nemine
persequente”. Prov. 28.
Già due fiate di Virtù provvistopag.267
In morte della Regina suddetta.
Grazia e favore amico Cielo apprestapag.263
Io dir volea piangendo in meste rimepag.266
In morte come sopra.
L'empio, se strinse d'amicizia
unquancopag.268
Sopra il verso“Impius lactat amicum suum,
et ducit per viam non bonam”. Prov. 16.
M'appar sì lieta, in sì gentile aspettopag.265
Morta è colei, che d'ogni sacro
ingegnopag.266
In morte di Cristina Regina di Svezia.
“Peccai; ma qual del mio peccar
vendettapag.269
Sopra il verso“Ne dixerit: peccavi, et quid
mihi accidit triste? Altissimus enim est patiens redditor”. Eccles.
5.
Qual feroce Leon, che invitto e francopag.270
Sopra il verso“Justus, quasi Leo,
confidens, absque terrore erit”. Prov. 28.
Questa cotanto alle bell'arti amicapag.262
Se Dio non è delle Città custodepag.268
Sopra il verso“Nisi Dominus custodierit
Civitatem, frustra vigilat qui custodit eam.” Psalm.
126.
Se l'usato desio ti sprona ancorapag.271
Per lo Serenissimo Domenico Maria de' Mari, Doge di Genova.
“Sorgete omai da vostre cene
immondepag.270
Sopra il vers.“Adhuc escae eorum erant in
ore ipsorum, et ira Dei ascendit super eos”. Psalm.
77.
Sulla bella di Giano amena spondapag.264
Rosindo Lisiade
Ha tra gli Arcadi questo nome il Sig. Giuseppe Alaleoni, Maceratese,
Vicecustode della Colonia Elvia in Macerata.
Chi alto spiegar l'ale si consigliapag.283
Alla Serenissima Gran Principessa di Toscana, Sonetto Magistrale
d'una Corona fatta in di lei lode nel suo passaggio per Macerata.
Dolce aura e pura, che, spirando
intornopag.282
Dunque fia ver che quell'Italia,
quellapag.278
Grave d'affanni, e più di colpe
carcopag.282
“O degli altri nemico, empio
pensieropag.279
Or che da' colli Euganei e dal
soggiornopag.278
Al Sig. Ab. Domenico Lazzarini, tornato da Padova per la
villeggiatura alla Patria.
Pur vuol, né so se fiera o lieta,
sortepag.281
Quella somma beltà, che già soleapag.280
Re degli altri felici, altiero Montepag.279
Seguendo scorta, adorna il viso e
pienapag.280
Vago augellin, che da lacciuolo o
retepag.281
Salenzio Itomeo
Così vien chiamato tra gli Arcadi il Sig. Ab. Giulio Mattei, Leccese.
Di quell'ardor, che, sparso in ogni
partepag.284
Il faggio è questo, in cui Serrano
incisepag.284
In lode di Vitale Giordani, Arcade defunto.
Poiché, di tristo umor gravida il
cigliopag.285
Per l'Elezione del Serenissimo Gio. Antonio Giustiniano, Doge di
Genova.
Quell'io, ch'un tempo nell'età
ferventepag.283
Simandro Inachio
In questa guisa si appellava in Arcadia l'Eccellentiss. Sig. D. Giovanni
Enriquez, Napolitano, Principe di Squinzano, che morì nel 1715.
Alto Signor, vorrei versare in cartepag.289
Alla Cesarea Maestà di Carlo Sesto|VI Imperadore.
Fuggo, ahi lasso, sovente, e indietro
tornopag.289
L'Angelico sembiante e le serenepag.290
Mesto più giorni in queste amene e
bellepag.292
Dalla Villa di S. Paolo alla Sig. Principessa di Squinzano D. Cecilia
Capece Minutoli, sua Consorte.
Mosso da un'amorosa gelosiapag.291
Magistrale per la Natività del Signore.
Ovunque il piede, ovunque il passo io
giripag.283
Or che nell'almo tuo dolce soggiornopag.288
Questo è quel dì, che pien di fasto
alteropag.291
Saggio Pastor, che lungo il bel
Permessopag.290
Si esorta il Sig. D. Marcello Filomarini a porre in opra la sua
determinazione di andare a Roma.
Se della magra Invidia il rio velenopag.287
Selve, felici selve, in cui soventepag.285
Signor, che tutto il Mondo orni e
rischiaripag.286
All'Imperadore.
Solitario e pensoso un dì men givapag.286
Voi, ch'intessete in rime varie il
sertopag.287
Al Sig. D. Niccola d'Aragona, Principe di Cassano e Duca di
Alessano.
Talete Elateo
Questo nome si porta in Arcadia da Monsig. Antonio Vidman, Nob. Viniziano,
già Governatore della Marca, ed ora Cherico di Camera.
Da' tuoi begli occhi uscìo l'alto
splendorepag.293
La gran Donna, appo cui del Paradisopag.293
Nel ritorno di Germania dell'Eminentiss. Albani, e nella morte
dell'Eccellentiss. Sig. D. Orazio, suo Padre.
Mentre che in Vaticano il gran
Pastorepag.290
Nella promozione dell'Eminentiss. Albani, e nella morte
dell'Eccellentiss. Sig. D. Orazio, suo Padre.
Timaste Pisandeo
Nome portato tra gli Arcadi dal Sig. D. Matteo Egizio, Napolitano.
Ferma l'aurato carro, alma e
splendentepag.294
Nelle Nozze del Sig. D. Antonio di Sangro, Duca di Torremaggiore
colla Sig. D. Cecilia Gaetana d'Aragona de' Duchi di Laurenzano.
Languia mesta l'Italia, e il bel
Tirrenopag.295
Ombre de' prischi Eroi, che al Tebro in
rivapag.295
Per la Colonna dell'Apoteosi d'Antonino Pio fatta nel Campo Marzo
scavare dalla Santità di Papa CLEMENTE XI.
Questa Mole superba, in cui si vedepag.296
Per la suddetta Colonna dell'Apoteosi d'Antonino Pio.
Se quel desio gentil, che già molti
annipag.294
Al Sig. Duca di Medina Celi.
Vago pensier, che per l'oscura vallepag.296
All'Eminentiss. Sig. Cardinale Francesco Giudice.
Torralbo Maloetide
Il presente nome ha in Arcadia il Sig. Virginio Maria Gritta, Genovese,
Past. Arc. della Colonia Ligustica.
Amor, questo è quel giorno, in cui già
toltopag.302
Dice, e ben erra il volgo, allor che
solopag.305
Dimmi, Torralbo mio, poiché
nell'ondepag.311
Egloga in morte del Canonico Benedetto Menzini, Fiorentino, tra gli
Arcadi appellato Euganio Libade, celebre Poeta in ambe le lingue, e Letterato
eccellentissimo.
Là 've s'apre fra' boschi erma
vallettapag.303
Oh quante volte dissi: “Amor, quei
santipag.302
Punta da amica man, Rosalba un
giornopag.304
Quel picciol rio, che il vicin prato
bagnapag.305
Svégliati omai, Torralbo: ah come
ponnopag.306
Il Sonno. Egloga.
Togliendo dal mio sen quell'aureo
dardopag.303
Una leggiadra Pecorella io vidipag.304
Volgi altrove, Signor, le mie
pupillepag.301
Tegeso Acroniano
Vien chiamato tra gli Arcadi con questo nome il Sig. Ab. Giuseppe Bini,
Udinese, Pastore Arcade della Colonia Giulia in Udine; il quale ritrovandosi
in Roma gli anni passati, sostenne il Collegato d'Arcadia. Avvertasi che in
tutti i Sonetti, ne' quali si fa menzione di Filli, s'intende l'Amor di Dio,
velato sotto questo nome, che appunto significa Carità; e i sentimenti
Teologici si cuoprono sotto favole e argomenti Pastorali.
Aglauro e Tirsi, onde sen va superbapag.322
Per li Signori Avvocato Gio. Battista Zappi, detto in Arcadia Tirsi,
e Faustina Maratti, appellata Aglauro, Conjugi.
Ahi quanto afflitto e sconsolato io
trassipag.323
“Chi è costui, che per più ingiuria
farmipag.322
In morte di Monsignor Filippo del Torre, Vescovo d' Adria.
Con forze aperte e con occulto
ingannopag.321
Di purissimo amor l'affetto miopag.318
Amor Divino termine di tutti li nostri pensieri.
Doppio raggio divino ampie scintillepag.321
Dio deve amarsi e come Principio, e come ultimo Fine.
Dotti Pastori, or che da noi si godepag.323
“Dunque,” io diceva, “al
tuo Pastor fedelepag.317
Carità perduta.
Fatto sereno il Ciel, l'aure
tranquillepag.315
Colla Carità s'arriva a conoscere Dio.
Filli, amato mio bene, odi: se maipag.318
L'Amore Divino non vuole distrazione.
Il fuoco già creduto impuro e riopag.319
Amore innato inclina al bene vero.
Il mio cuor, che infelice e reo già
nacquepag.319
Io credea che il mio Amor fosse
infinitopag.320
“La bellezza, che 'l cor tutto
t'ingombrapag.317
La Carità illumina l'intelletto.
Qual dolente Usignuol di ramo in
ramopag.316
Carità perduta.
Quando tra noi l'eterno Figlio
nacquepag.324
Per la solennità del Santiss. Natale, celebrata dagli Arcadi nella
Cancelleria Apostolica l'anno 1715.
Siasi chi curioso abbia dilettopag.316
La sola Carità è vero Bene.
Sollecita al lavoro Ape vezzosapag.320
La Carità contempla i varj effetti della bontà di Dio.
Tisameno Pelopide
Così è nominato in Arcadia il Sign. Conte Ottavio Barattieri, Piacentino,
Pastore Arcade della Colonia di Trebbia in Piacenza.
Amo Filli, amo Tirsi: entro tenacepag.326
Dissi un giorno ad Amore: “Oh se
l'amicopag.324
Donna, in quel dì, che il primo sguardo
amantepag.327
Dopo tante d'Amor veraci provepag.325
Pur io ti vidi, né gran tempo scorsepag.325
Quel faggio umil, che di Dorinda
impressopag.326
Questo pianto, o Signor, che in larga
venapag.327
Vallesio Gareatico
Tien questo nome in Arcadia il P. Antonio Tommasi, Lucchese, Cherico
Regolare della Madre di Dio, Pastore Arcade della Colonia Ligustica in
Genova.
Arbor Regale, e dove or son le tantepag.329
Care, soavi e lietepag.342
Coronata di gigli e di violepag.333
Così Dafne un dì fuggivapag.341
Per l'ingresso alla Religione della Signora Laura Controni.
Cura, che furiando entro il mio senopag.328
Dettico mio, che per l'alpestre e
duropag.331
Al Sig. Gio. Tommaso Canevari.
Dov'è, Signor, la tua grandezza
anticapag.330
Ier, menando i bianchi agnellipag.337
Il figliuol di Citereapag.342
Per l'Ingresso alla Religione della Signora Laura Controni.
Io cantar volea d'Eroipag.334
Io canterò d'Elpin le rime nobilipag.345
L'Autore. Per lo Serenissimo Stefano Onorato Ferretti, Doge di
Genova.
Limpido rio, che desioso a i bassipag.332
Musa, tu, che de'sacri Inni canoripag.330
Non è Amor, non è Amor, ma un folle e
riopag.331
Non perché a te di regal serto e
d'ostropag.328
O Sileno, il tuo giumentopag.337
Quando apparve il Sol, che adoripag.341
Per l'Ingresso alla Religione della Signora Laura Controni.
Quante, oh quante ingorde fierepag.335
Questa Capra è la più smuntapag.338
Questo bianco e grosso agnellopag.336
Questo capro maledettopag.339
Re de' secoli eterni, ond'è ch'io
veggiopag.333
Riveggio pur dall'alta poppa omaipag.334
Se dell'immensa tua somma bontadepag.332
Senti, Elpin, quella Cornacchiapag.338
Spirto gentil, che sovra noi
v'alzatepag.329
Al Sig. Lorenzo de' Mari.
Stanco un dì l'arciero Amorepag.340
Per l'Ingresso alla Religione della Signora Laura Controni.
Tirsi, Tirsi, quel Montonepag.339
Tortorella vedovellapag.340
Per l'ingresso della Sig. Laura Controni nel Monistero di S. Gio.
Evangelista di Lucca nel 1697.
Vedi, Elpin, colui, che fissipag.336
Vidi Mopso (ohimè, che al solopag.335
Verildo Eleuterio
Con questo nome appellasi in Arcadia il Sig. D. Lorenzo Zanotti, Faentino,
uno de' dodici Fondatori della Colonia del Lamone, Professor pubblico di
Lettere Umane nella sua Patria, uno de' Censori e Segretario dell'Accademia
de' Filoponi.
“Ah dove son le prische glorie,
dove?”pag.360
Per una Monaca.
Ben io dentro a quegli occhi, onde uscian
stralipag.353
Per una Monaca.
Colei, che cieca la volubil ruotapag.359
Com'esser può che dall'ardente lumepag.354
Per le Nozze di una Dama Romana con un Cavalier Ravennate.
Da un pensier, non so come, al Cielo un
giornopag.357
Si spiega l'Immacolato Concepimento di M. V..
Dov'è, dov'è del Pico la famosapag.351
Nell'Addottoramento del Sig. N. N. Mirandolano, che fa per arme una
Fenice.
Febo, o tu, che all'onda nerapag.357
Per una Monaca.
Gran Donna, entro il cui seno il divo
Amorepag.362
S. Maria Maddalena.
I vivi almi colori, onde superbapag.350
Per le Pitture dell'Immacolata Vergine, della Gloria Celeste e della
Giuditta, fatte in Faenza dal Sig. Cesare Giuseppe Mazzoni, celebre Dipintor
Bolognese.
I' vòlgo gli occhi a rimirar se
pintopag.358
Si spiega l'Immacolato Concepimento di M. V..
Molti altri segni entro il gran Tempio
intantopag.358
Segue lo stesso soggetto.
Non mai l'illustre Roma o pur la
fortepag.361
Per S. Pier Celestino.
O bella Pianta, che del mio sudorepag.354
Per l'Accademia de' Filoponi.
Pellegrin, che t'arresti, e segni
espressipag.360
In morte del Reverendiss. P. Inquisitore Orselli.
Per poco io crederei che in fogge
nuovepag.359
Per quella via, che ancor tien l'orme
impressepag.351
Per un Predicatore eloquentissimo.
Più veloce costei che Damma o Pardopag.353
Per una Monaca.
Quella, o sacro Orator, faconda
pienapag.355
Santo pensier, che appresso alla
possentepag.356
Per un Predicatore.
Se 'l Mondo ammirator, gran Padre,
intessepag.352
Al Santo Patriarca Abramo.
Se lo spirto infedel, che il rio
pensieropag.362
All'Arcangelo S. Michele.
Sì dunque reo destin di nero ammantopag.356
In morte di Archidamo Acheliano.
Spiega candide vele, e in crudo
vernopag.355
Per l'Immacolato Concepimento di M. V..
Spirto immortal, cui Dio nel gran
momentopag.361
A S. Michele Arcangelo.
Tal forse un dì, sparte le chiome al
ventopag.352
Per una Monaca.
Tempo, o tu, che d'obblio col nero
mantopag.365
Celebrandosi l'anno Secolare dell'Accademia de' Filoponi nel
1712.