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Relazione di Pietro Foscarini ritornato dall'ambasciata straordinaria a Sultan Ibraim 31 Maggio 1641
La piena cognizione ch' io tengo della fiacchezza de' miei talenti, e il dubbio di poter pienamente soddisfare il purgatissimo orecchio di Vostra Serenità e di tutte Nostre Eccellenze, avvezze sempre ad ascoltar eloquentissimi discorsi di prestantissimi Senatori, mi ha fatto stare lungamente sospeso nell'animo, e posso dire alieno nella volontà dal fare la presente mia relazione, dalla quale pareva anco che ne fossi esentato dall'aver io minutamente esposto, l'altra volta ch' io ritornai da Costantinopoli come Bailo, tutto ciò che stimai giovevole alla buona condotta del felicissimo governo di questa Serenissima Repubblica. Ma conoscendo per l'altra parte l'uso invecchiato, anzi l'espressa legge ìn questo proposito, e sapendo l'obbedienza a' pubblici decreti dovere in ogni occasione prevalere agl'interessi tutti poi molti e rilevanti che siano, ho con questo solo motivo trascurato ognì mio particolar riflesso, e mi sono risoluto di fare questo breve e schietto racconto delle cose solo spettanti alla funzione della mia carica, senza mettere la mia debol falce nelle messe, che abbondantissima le prometto, avrà raccolto col proprio valore l'Eccellentissimo Signor Bailo Contarini, sperando con questa breve maniera di dire, se non d'incontrare nella piena soddisfazione di questo Eccellentissimo Senato, di minorarle almeno il tedio, a segno di meritare, come supplico, un benignissimo compatimento.
Devo dunque per prima dire, che essendo Vostra Serenità restata servita di confidare alla mia persona l'Ambasciata estraordinaria a Sultan Ibraim, successo a Sultan Murat nell'Imperio di Turchi, per rallegrarmi della di lui assunzione a quella corona, e per confermare seco ancora le capitolazioni solite con le quali s'è mantenuta una così lunga pace con li di lui predecessori, ho con tutta l'applicazione del mio animo procurato d'incontrare il pubblico decoro ed obbedire alla volontà ell'Eccellentissimo Senato, adempiendo al primo senza riguardo delle mie fortune, e soddisfacendo al secondo con tutta puntualità: come ho primieramente fatto nella sollecitudine del viaggio che mi fu particolarmente ordinata a soddisfazione delle istanze de' Ministri Turchi e a sollievo dell'Eccellentissimo Trevisano, che di molti mesi si trovava fermo a Corfù, dove mi portai in quindici soli giorni, mercè la bontà delle ciurme ed il valore e diligenza dell'Illustrissimo signor Francesco Giustiniano capitano del Golfo, dalla generosità e cortesia del quale, come non è restato a me niente che desiderare per il mio comodo, così l'Eccellenze Vostre per il loro servizio tutto si ponno sicuramente promettere, e dell'Illustrissimo signor Tommaso Contarini allora sopracomito, che nel servive alla patria si fa conoscere ben degno imitatore di quei gran lumi che sempre splenderono nella sua nobilissima casa. Da Corfù poi sino a Costantinopoli, compresa ogni stalia, si consumarono soli quarantasci giorni, avendo in questa maniera in due soli mesi terminato tutto il viaggio essendomi partito il 28 Agosto da questo Lido, e avendo li 28 Ottobre dormito in Pera, terminando il restante di esso viaggio sino alli Dardanelli sopra le galeazze, con quel comodo, ch' è sempre maggiore della credenza, ma che in questa occasione ha superato di gran lunga l'aspettazione di tutti, per il splendore e virtù di chi le comandava, cioè degli Eccellentissimi signori Antonio Pisani capitanio estraordinario e Sebastiano Veniero provveditor estraordinario, il primo de' quali nella condotta di questo viaggio nell'Arcipelago non usitato e difficile con tali vascelli, ha dato il solito saggio del suo prudentissimo valore, adempiendo sempre i numeri tutti, così nella navigazione come negl'ordini militari, non avendo sdegnato per obbedir a' pubblici comandi e per obbligar di nuovo un suo antico servitore, questo impiego in tempo di pace, quando di già gli impulsi della di lui elezione erano cessati, avvegnachè parte propria della sua virtù sii il condurre come capo principale un'armata in tempo d'ogni maggior bisogno e d'ogni più importante occorrenza. Il secondo pure cioè l'Eccellentissimo Veniero s'è fatto conoscere al solito pieno di generosità e valore, niente diverso da quello che s'è mostrato in tanti carichi esercitati dalla di lui virtù con somma sua lode e con rilevante servizio della patria. Capitato alli Dardanelli con l'Eccellentissimo signor Bailo Trivisano, trovammo quattro delle più forbite gallere turchesche che ci attendevano per farci fornire quel restante di viaggio, cosa non praticata più fino a quest' ora, che rendo privilegiati di molto i Ministri di Vostra Serenità, sopra quelli degli altri Principi, e che comprova che quest' Ambasceria sia stata in realtà aspettata e desiderata grandemento alla Porta da tutti quei Ministri e dal supremo in particolare, così per capo d'onore come per rispetto dell'utile, mentre ben sapevano che in compagnia dell'Ambasciatore veniva l'Eccellentissimo Bailo con li ricapiti necessarii delli 500,000 reali in 250,000 zecchini, in esecuzione dell'accordato per il successo alla Vallona; e sebbene, per l'ordinaria naturale avidità de' Turchi, si può stimare questo il rispetto principale, non si può negare tuttavia che grata e accetta non sia loro stata ancora questa dimostrazione dì stima e onore, mentre avendo loro spedito persone espresse dalla Porta per dar conto alli Principi amici di quella a nome del Re, della sua successione all'Imperio e della sua buona disposizione alla conservazione della pace, stimano offesa la dignità della Maestà Sua in non essere corrisposi con li termini ordinarii di onore e cortesia, come si vede chiaramente dalla mala soddisfazione, mostrata dal primo Visir per la dilazione dell'arrivo dell'internuncio dell'Imperatore, della quale, con acre e aspra maniera se ne espresse con il residente Cesareo, come scrivessimo gli Eccellentissimi Baili ed io alla Serenità Vostra, la qual verità resta pure confermata dalle visite fattemi in galera prima del mio sbarcare a nome del primo Visir, e poi la mattina seguente alla mia casa da due principali suoi Capigi Bassì, dal regalo che l'istesso primo Visir mi fece, fuori dell'ordinario di sua propria ragione, oltre il consueto che si manda dalle cucine e dalle dispense del Re, dal concorso del popolo al nostro primo sbarco tutto che privato, dall'incontro che avessimo dopo nel nostro pubblico ingresso decoroso e riguardevole dal nostro canto per l'unione di tre Ministri di Vostra Serenità con il seguito di dodici gentiluomini veneziani e sei di terraferma con le necessarie aderenze poi di staffieri e livree, che mosse il Re a curiosità di vederci facendo a questo effetto impiantare in posto proprio un padiglione, e dal loro canto numeroso assai di Chiaussi e di Gianizzeri, col capo di quelli e con il Silictar Agassi e con molti centurioni di questi, avendoci anco il giorno dell'udienza che avessimo dalla Maestà Sua abbondato in ogni miglior maniera, così con incontri sino alla scala (dove smontassimo dalli caicchi per montar a cavallo) delli sopranominati Ministri con le loro compagnie, come nel banchetto al quale intervennero tutti li gentiluomini veneziani ancora, e con abbondanza di vesti: onori che mi furono pure replicati quando solo senza gli Eccellentissimi signori Baili fui a licenziarmi, essendosi in tutto abbondato in termini di onore e favore, avendomi anco nel procinto della mia partenza regalato d'un cavallo delle stalle regie d'assai buona condizione, non ostante che per legge sia loro proibito di dare armi e cavalli a persone che appresso loro passano sotto nome di giauri cioè infedeli, e che ponno in qualche occasione profittarsene anco contro di loro.
Queste pubbliche onorevoli apparenze sono state osservate e mirate con avidità, e non senza meraviglia da tutti; ma particolarmente dalli Ministri de' Principi che a quella Corte risiedono che hanno tenuto l'occhio ben fisso per vedere di qual maniera fossero graditi i Ministri di Vostra Serenità in funzione così conspicua, e dopo congiunture così gelose ed importanti. Col Re complii al punto della congratulazione con maniera affettuosa e decorosa, la quale anco posso sperare che gli sia riuscita grata, se dall'ilarità della faccia è lecito di argomentare la gratitudine dell'animo. Nel ricercargli la confirmazione della pace, avvantaggiai il pubblico decoro sino a quel segno che stimai possibile e conveniente: dicendogli che avendo l'Eccellenze Vostre inteso dal Capigi Bassì, che fu espressamente spedito di là per dar parte a questo Eccellentissimo Senato della di lui successione all'Imperio, la pronta sua disposizione alla conservazione dell'antica pace, elle ancora in corrispondenza mi avevano commesso di ricercare e stabilire le vecchie capitolazioni, che correvano per il spazio di tanti anni tra li suoi gloriosi fratelli, padre, avo e altri progenitori, e la Serenissima Repubblica, le quali anco furono con tutta la maggior facilità ottenute dal primo Visir con una dichiarazione in ultima di esse intorno all'insecuzione e castigo de' corsari, che stabilisce e conferma il segno imperiale ottenuto da Sultan Murat dalla singolar virtù dell'Eccellentissimo signor Bailo Contarini, e poi firmato dal presente Gran Signore, senza la qual dichiarazione, essendo lo stabilito delle capitolazioni posteriore a quel segno imperiale, e, parlando queste de' corsari con termini un poco riservati e ristretti, restava nullo e di niun valore. Queste capitolazioni ho ora presentato qui a piedi di Vostra Serenità, avendone lasciato una in mano all'Eccellentissimo signor Bailo Trivisano, e due altre una per Aleppo e l'altra per il Cairo per il bisogno che alle occorrenze ne potessero tenere gl'Illustrissimi signori Consoli in quelle parti.
Il presente Re è di età d'anni 29 in circa, poco ben dotato dalla natura, così di disposizione di corpo e di fortezza di complessione, come di robustezza di animo e di vivacità di spirito; egli è di più che di mezzana statura, di pelo castagno che tira al rosso con barba mediocre, con occhi bianchi e vari, col collo un poco torto a segno che non solo la testa, ma il turbante ancora, porta pendente alla parte sinistra, nè cavalcando nè sedendo può star lungamente fermo e dritto, ma ben spesso si contorce, con mettersi frequentemente la mano al lato dritto, dove viene detto che da un umore ipocondriaco egli si senta quasi di continuo molestato: indisposizione contratta nel corso di tanto tempo che egli stette rinchiuso in picciol stanza che gli servì di carcere, ove dopo la morte delli fratelli cadetti, ma di lui maggiori, non sentiva mai comparir persona alla detta stanza per portarli cibo o altra cosa necessaria che non dubitasse che fosse un muto o un capigi col laccio per affogarlo, ne vidde mai quella porta aperta senza timore che ciò fosse fatto per fargli uscire lo spirito e l'anima di maniera che terrore così grande e continuato è stato valevole a fargli contrarre questa indisposizione e a nutrirgli al presente un desiderio di sempre andar vagando quando a cavallo quando in caicchio e spesso anco con poco decoro, mentre lo fà come incognito sopra tristi e mal guarniti cavalli. Egli è studioso delle cose della legge, mentre nel tempo della sua prigionia ha avuto modo di scorrer ben molte volte tutto l'Alcorano e legger libri di simil natura. Egli è poco propenso e poco atto al governo dello Stato non essendo scuola proporzionata una carcere stretta di molti anni senza comunicazione di persone ad apprender i modi di governare e comandare a un mezzo mondo; lascia però il tutto in mano del primo Visir, dal quale se talvolta ricerca cosa alcuna si tiene che lo faccia per impulso o suggestione della madre che vorrebbe tener in officio il primo Visir. È inclinato alla parsimonia nello spender in tutte le cose abborendo le ampolosità, pompe ed eccessi, mangia assai e spesso, e questo gli accresce e stabilisce l'indisposizione dell'ipocondrio. Viene stimato dall'universale per inabile alla generazione, e impotente al commercio delle donne, non ostante che studiosamente si faccia pubblicare che in serraglio ve ne siano di gravide di lui. Il che quando, come io credo sia vero, grandi e ben rilevanti novità succederiano alla sua morte in quell'imperio; perchè se ben di ragione succederia il Tartaro Chan, ovvero un suo cugino, che è pure di casa Gengis, tuttavia non mancheriano di pretenzione li figliuoli delle Sultane, e forse che quelli che avessero il comando dell'armi e la benevolenza delle milizie le quali abborriscono dal comando de' Tartari, e quelli che si trovano al governo delle Provincie, penseriano di impossessarsi, chi di tutto chi di parte di quel vastissimo imperio, accidente che può essere più e manco vicino secondo il volere di Sua Divina Maestà, dalla quale dipendono le vite degli uomini tutte, e particolarmente quelle de' Principi: ma che ragionevolmente, per queste sue indisposizioni e per la poca regola che egli osserva nel vivere, si può supporre più vicino di quello che ogn' uno pensa. Punto a mio parere considerabilissimo sopra del quale quanto meno di riflesso viene fatto da quelli di quel governo, o per capo di temenza o di altro particolar interesse, altrettanto fisso a mio credere dovrebbe esser l'occhio de' Principi della Cristianità, per proffitarsi in quest' occasione a proprio beneficio e a vantaggio della Cattolica Religione, avanzandosi sopra gli stati di quell'Imperio; mentre le discordie interne somministreriano maniera non difficile di far notabili progressi, che anzi molto facili sempre più riuscirebbero alla Serenità Vostra col fondamento della propensa disposizione che tengono li popoli, così della Bossina ed Arcipelago come della Morea e della Grecia, al pio e retto governo di questa Serenissima Repubblica, e per le congiunture che corrono in questo secolo nel quale tutti gli altri Potentati coll'impegno delle forze e dell'applicazione agli affari più vicini e per conseguenza più importanti a' loro interessi, non così facilmente potrebbero applicar l'animo a simili acquisti, imparando appunto dalli istessi Turchi, i quali hanno accresciuto il loro Imperio valendosi delle discussioni e guerre che regnavano tra' Principi Cristiani, e oggidì pure sono così solleciti d'intendere come camminino le cose della Crìstianità, che il primo Visir non lascia giorno che, o per via dell'Ambasciator di Francia residente quella Corte o per via del dottor Crassi raguseo di nascita, ma di affetto e cuore veneziano, come meglio intenderanno dall'Eccellentissimo Contarini, non veda di certificarsi di qualche svantagio che possino aver avuto li Spagnuoli e la Casa d'Austria, anzi che a questi ultimi avvisi della sollevazione de' Castellani Portoghesi è stato in pensiero di muover la guerra in Ungheria, come so d'aver scritto con gli Eccellentissimi Baili a questo Ecellentissimo Senato, e questo quanto al Re sii brevemente detto. Ora qualche cosa convengo dire anco del primo Visir che di presente regge con assoluto arbitrio, tutta la gran mole di quel vasto Imperio. Questo è Mustafà Bassà uomo che dagli ultimi e più infimi gradi della milizia de' Giannizzerì, ne' quali ha sino esercitate, le cariche di spenditore e cuciniero, si è portato prima al comando di quella milizia, e poi al segno dove al presente si trova.
Egli mi ha accolto gratamente, avendomi riconosciuto per quello che, quando servii Vostra Serenità in quel luogo come Bailo, egli esercitava la carica di capitan Bassà e di Caimacan insieme. Ho trovato questo Ministro poco avanzato nell'età, avendo egli solo 49 in 50 anni, ma molto nella stima, credito e riputazione essendo egli il primo tra i Visiri, ed il secondo Re e quasi che direi d'avvantaggio se alle debolezze del figliuolo non coadiuvasse in buona parte col valore e destrezza la Regina madre. Vide egli vacillante l'Imperio per la poca o niuna speranza di successione, e non ostante che venga detto che egli abbia ricusato di prender per moglie l'unica figliuola restata di Sultan Murat ultimo Imperator, non mancano però persone che sospettano che in caso della mancanza del Re egli abbi dei pensieri in capo per sostenimento de' quali sia necessario di farsi qualche ben grosso peculio; e in realtà, o sia per questo rispetto, o per quello che ordinariamente si prova che nelle mutazioni delle dignità si cambiano ancora i costumi e le inclinazioni, io l'ho trovato così mutato da quello che lo lasciai, che niente più mentre come già lo praticai grandemente amico della giustizia e spogliato d'ogni interesse, così ora l'ho trovato statista e molto inclinato al proprio provecchio, forse per servirserie in qualche rilevante occasione, per agevolarsi la quale pare anco che egli studiosamente e molto affetatamente procuri di guadagnarsi l'inclinazione delle milizie, avendo particolarmente, con precipitosa risoluzione per altro, voluto regolar le monete proibendo le cattive avanti di provederne di buone nella quantità conveniente e corrispondente al bisogno di così grati città e di tanto popolo, abbassando il loro prezzo avanti il giorno della paga delle milizie, acciò tanti più Reali toccasse a ciascuno così delli Spahi come delli Giannizzeri, sperando con questa risoluzione favorevole al loro interesse cancellar la memoria delle cose passate e raddolcir l'acerbità che fece loro provare, nel tempo dell'assunzione all'Imperio del Re presente, nel distribuire il donativo, avendo voluto dar loro tanti aspri, valutando li reali al prezzo vantaggioso che allora correvano.
Oltre la mutazione de' costumi ch' io ho osservato in questo
principalissimo Ministro, vi ho trovato anco il cambiamento delle inclinazioni, e particolarmente di quella che egli aveva verso gli interessi della Serenissima Repubblica, avendo praticato e scoperto ciò in due punti particolarmente. Il primo fu nella trattazione della restituzione de' luoghi santi di Gerusalemme e Betlemme alli
Padri Francescani, incaricatami da Vostra Serenità nelle mie
commissioni, poichè se bene egli sa che l'Hatserif, che ottennero già li Greci, fu da loro conseguito surrettiziamente con scritture viziate e adulterate, e che l'antico possesso fu sempre delli detti Padri, avendo appresso di sè uno scritto presentatogli dall'Eccellentissimo signor Bailo Contarini, sottoscritto dalli più anziani e vecchi Santoni e altri Munsulmani di quel luogo, e un altro che egli ha fatto formare
Tutti gli altri Ministri, cioè Visiri, furono visitati dagli Eccellentissimi signori Baili e da me unitamente, e regalati con un solo presente a nome comune per maggior pubblico vantaggio, delle condizioni de' quali non toccherò niente per non traviare dalla brevità alla quale mi sono obbligato, e quando dovessi rompere la legge che mi sono da me stesso prescritta, lo farei con il discorrere delle forze presenti di quell'Imperio, dello stato dell'Arsenale, delle cose di Persia, dell'impresa di Asac e di altro, che meglio intenderanno dall'Eccellentissimo Contarini, al sommo valore del quale, come niente si può aggiungere, così nulla si deve levare. Dirò solo che essendomi sbrigato con la sollecitudine maggiore dalle funzioni tutte alle quali mi obbligava la carica, ho procurato con la stessa il mio presto ritorno, essendomi imbarcato alli 10 di Marzo, quando l'inverno non aveva per anco sbuffata tutta la sua furia, e prima anco l'averei fatto se non avessi convenuto aspettar dalle Smirne la galera di Cassum Bassà, che fu quella che pure mi condusse dalli Dardanelli e mi era stata destinata, e poi che un'altra surrogata a questa che non potè venire mi fosse apparecchiata insieme con una conserva; e veramente questa mia forse troppa diligenza fu causa, che nella parenzana dalli Castelli all'isola di Lemnos, dopo aver passata quella del Tenedo, io scorressi una ben grande e pericolosa fortuna, nella quale se li Turchi fecero il loro Curban o Sacrificio col scannar castrati e gettarli all'ira del mare, noi ancora non mancassimo di procurarsi la misericordiosa assistenza del Signor Iddio con il sacrificio che sempre gli è accetto di un cuore del tutto contrito e dadovvero umiliato. Questa mia sollecitudine però è stata ritardata dalla lunghezza e moltiplicità delle stalie ch' io ho convenuto fare, consumando in queste quarantaquattro giorni. La prima fu a Negroponte di undici giornate per l'indisposizione che sopravenne all'Illustrissimo signor Baldissera Cornaro fu di Ser Girolamo che terminò poi con la sua morte, con quel rammarico del mio animo che non so esprimere, per vedere levato alla mia compagnia il maggior decoro ed ornamento e per veder defraudata la Patria di soggetto di tutte le prerogative maggiori che non solo le prometteva ma attualmente le possedeva nell'età di 17 anni. La seconda mia stalia fu al Zante di 18 giorni, per aspettar occasione d'imbarco; e la terza a Corfù per allestimento delle galere assegnatemi, che fu di 15 giorni, non ostante che in piena maniera mi abbia obbligato in tutte le cose l'Eccellentissimo signor Procurator Zorzi General, del quale non posso esprimere i maggiori encomi senza minorar d'assai il di lui gran merito, mentre certo sa così ben accoppiare alla maestà ed autorità la desterità e piacevolezza, che incontra maravigliosamente in un istesso tempo il rispetto e l'affetto di tutti gli abitanti di quelle isole. Fui obbligato a questa sorte di cammino dall'età avanzata, nella quale mi trovo, e da qualche indisposizione che l'accompagna, nè mi è riuscito discaro per li termini di rispetto ed affetto, coi quali sono stato visto ed accolto per tutti quei luoghi della Morea per i quali io sono passato, osservando nella maniera del ricevermi, che questo non era solo frutto delli comandamenti regi dei quali io era munito, ma che egli era anco effetto della propria inclinazione e disposizione; anzi che a Patrasso, ove volsi alloggiare in campagna sotto il Padiglione, parve a quelli della Terra, che io non fossi restato pienamente soddisfatto e mandarono sino al Zante un Turco a complire a nome di tutti e scusare che non si fosse potuto trovare abitazione o serraglio nella quale avessi potuto prender alloggio con tutta la compagnia; è vero che a Negroponte, sebbene gli onori e le assistenze furono forse maggiori che in altro luogo, non volsero che nella fortezza entrassi manco di passaggio nella prosecuzione del mio viaggio, scusandosi li capi prima con la gelosia con la quale si devono guardare le fortezze, per le quali non si concede il passaggio con tanta gente, e poi con la volontà dei Leventi che protestavano qualche inconveniente, quando l'avessero permesso. Io però non sono fuori di pensiero, per quanto mi è venuto fatto di osservare, che s'arrossissero di pubblicare la poca cura militare con la quale viene guardata, e le poche provvisioni colle quali la custodiscono. Al di fuori ho osservato molti impronti delle gloriose insegne di Vostra Serenità, e molte armi di particolari cìttadini che la ressero, che stanno ancora in piedi, aspettando pure che un'altra volta vi si spieghino i vessilli di questa Serenissima Repubblica. Al comodo ch' io ho trovato in questo mio viaggio, vi ho aggiunto anco il contento di aver avuto occasione di osservare qualche cosa della navigazione de' Turchi, consolandomi nel vedere che, nelle cose più importanti di tutte, sono le loro galere così inferiori a quelle di Vostre Eccellenze, che senza fatto in qual si voglia occorrenza anco in disparità di numero si può promettere ogni migliore e più felice avvenimento; opinione nella quale mi sono maggiormente confermato, quando m'imbarcai al Zante sopra la galera dell'Illustrissimo signor Massimo Contarini, signore così esperimentato, sollecito e valoroso che non ha certamente niuno che lo avanzi in queste condizioni, e per il valore della ciurma può star a fronte d'ogni altra galera di qualunque armata; come pure bisogna ch' io predichi la diligenza, valore ed applicazione dell'Illustrissimo signor Sopracomito Briani che comanda ad una forbitissima galera, nella quale spontaneamente ha ricevuto la metà della mia corte in congiuntura che non era da tutti abbracciata. Col favor del Signor Iddio e col mezzo di questi Illustrissimi signori, mi sono in soli nove giorni portato da Corfù sin qui, non avendomi fermato che per momenti a Zara, dove trovai che l'Eccellentissimo signor Generale era fuori in visita, e per una mezza giornata alle bocche di Cattaro, dove intesi alcune turbolenze suscitate da quelli di Risano e Castelnuovo, per le quali quell'Illustrissimo Provveditor mi ricercava un Dragomanno, del quale non ho potuto servirlo per non averne meco. Intesi però che si sperava che, per la virtù e prudenza di quell'Illustrissimo signore, il negozio cominciasse a camminare all'accomodamento, in che con il solito della sua fede ed applicazione s'impiegava il signor Cavalier Boliza, che riesce sempre fruttuoso in ogni occasione di pubblico servizio. S'avvicinava a quella volta il Sanzacco di Chersenego, al quale l'Illustrissimo signor Provveditor ha scritto una lettera nella maniera propria e decorosa per procurare che siano sedate le commozioni e tenuti in freno li licenziosi, al quale, effetto ho pure io aggiunto quattro mie righe con quelle considerazioni che sono state da me stimate profittevoli alla buona condotta di questo affare.
Al mio partire da Venezia molti signori mossi da una virtuosa curiosità mi volsero accompagnare in questo viaggio, ed io volentieri ho incontrato questa loro soddisfazione, mentre conoscevo in un istesso tempo di far il servizio di Vostra Serenità, rendendo più decorosa e riguardevole questa Ambasciata.
Fu il primo il signor Francesco da Mula fu dell'Eccellentissimo signor Giovanni, del quale essendomi egli nipote per la congiunzione che tengo seco devo andar molto scarso a parlare della sua virtù e merito, mentre